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Cronaca

L'orrore in famiglia: fa annusare l'alcol alla figlia piccola, pesta a sangue la madre e minaccia di sfregiarla

Lesioni, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Sono queste le accuse di cui dovrà rispondere l'ex compagno. Ora la donna è stata collocata in una comunità protetta

Picchiata, costretta a subire rapporti sessuali, chiusa nel terrazzo al freddo e minacciata di morte. Un orrore interrotto solo grazie alle denunce della donna e al suo successivo collocamento in una comunità protetta, lontano da quel compagno violento che ora dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e violenza sessuale così come formulato nel capo d'imputazione del pm Mara Pucci, che ha chiuso le indagini.

Le condotte violente dell'uomo, secondo l'accusa sarebbero andate avanti dal 2013 fino al novembre del 2017, in una escalation di sopraffazioni, botte e mortificazioni, come quando l'avrebbe accusata di andare a letto con altri uomini insieme alla figlia, e di pretendere che la donna non uscisse di casa o parlasse con qualcuno senza il suo permesso. In altre occasioni, durante banali litigi, le avrebbe paventato la possibilità di farle togliere l'affidamento della figlia e di farla passare per "matta", ma l'ira dell'indagato - secondo il capo d'accusa formulato dal pm - sarebbe ricaduta anche sulla figlia piccola, che non solo avrebbe apostrofato con epiteti certo non adatti a una minore, ma anche "facendole annusare sostanze alcoliche e mostrandole, a scopo dimostrativo, come si prepara una sigaretta con le cartine".

La donna nel frattempo si era rivolta ai servizi sociali, ma l'ex compagno in "reiterate intimidazioni", le avrebbe impedito di rivolgersi ancora a chi di dovere per uscire da quell'inferno, costringendola a ritirare la querela sporta nel 2015 e l'opposizione alla richiesta di archiviazione (poi accolta dal giudice) dietro la minaccia di ucciderla, bruciarla o farle togliere la potestà genitoriale sulla piccola. Vari gli episodi di aggressione fisica, come quando, nel 2014, le avrebbe puntato un coltello minacciandola di sfregiarle il viso o, ancora, al nono mese di gravidanza, l'avrebbe spintonata per cercare di buttarla giù dalle scale. E poi sputi, calci, schiaffi, fino alle denunce e al suo collocamento in una struttura protetta, in attesa di poter ricostruire una nuova vita. 

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