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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Elce / Via Serafino Calindri

Via Calindri, marciapiede-trappola: pedoni costretti a camminare in strada dai cassonetti

La strada è stretta, in curva e a doppia circolazione. Con le auto in salita che spesso invadono la corsia opposta, costringendo quanti procedono in discesa a brusche sterzate verso il lato destro della strada e in direzione del “marciapiede che non c’è

Via Calindri: attenzione, pedoni, pericolo. Parola di Francesco Taddei, “difensore civico” dei cittadini dell’Elce. Le cose stanno così. Nel tratto alto di via Calindri, poco sotto l’intersezione con via Annibale Vecchi, tre cassonetti dell’immondezza sono collocati in un rientro appositamente realizzato nel marciapiede. Si tratta – come usualmente accade – di un rettangolo, delimitato da cordoli prefabbricati in cemento.

Il problema è proprio questo: i poveri pedoni – non potendo cimentarsi nel salto in alto per scavalcare i cassonetti – sono costretti a scendere dalla condizione di sicurezza del marciapiede per mettersi nella situazione di pericolo della strada. Infatti la strada è stretta, in curva e a doppia circolazione. Con le auto in salita che spesso invadono la corsia opposta, costringendo quanti procedono in discesa a brusche sterzate verso il lato destro della strada e in direzione del “marciapiede che non c’è”. Se, disgraziatamente, un pedone si trova in quel punto della carreggiata, il minimo è che venga travolto e buttato nella scarpata sottostante. Gli esiti sono immaginabili.

Constata la circostanza che perdura da anni, Taddei si è rivolto agli uffici competenti del Comune per segnalare la situazione di pericolo e trovare dei correttivi. Racconta: “L’ingegner Naldini in persona è venuto sul posto e ha verificato l’oggettività di quanto segnalato, constatando direttamente che il rischio a carico dei pedoni è concreto”. Quale la risposta? Occorre spostare altrove i cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Quando? Beh, questo è un altro discorso. L’ipotesi, per ora, resta solo futuribile. Il motivo? Si ripete il solito mantra dei “soldi che non ci sono”. Che dire? 

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