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Cronaca

Dimissioni, calo d'iscrizioni e tagli ministeriali. Che accade a Palazzo Gallenga?

Sul bilancio della Stranieri pesa anche l'ammanco delle tasse degli studenti cinesi (trasferitisi in massa a Siena)

Cosa sta accadendo all’Università per Stranieri di Perugia? Tra ammanchi milionari nella gestione delle iscrizioni degli studenti cinesi, il calo di iscritti in generale, le dimissioni di un professore dal consiglio di amministrazione e le voci di tagli da parte del Ministero, Palazzo Gallenga non sta passando un bel momento.

Partiamo dal consiglio di amministrazione. Sappiamo che si è dimesso dal consiglio di amministrazione dell'Università per Stranieri il professor Enrico Terrinoni. Sui motivi di tale decisione, voci di ateneo ben informate, riferiscono di una mancata condivisione delle scelte gestionali della rettrice e del direttore generale. La conferma delle dimissioni, se ce ne fosse bisogno, la fornisce il sito dell’ateneo con la pubblicazione nell’albo online dell’emanazione di un “avviso per la procedura di selezione di un professore di I fascia quale componente del Consiglio di Amministrazione (triennio 2017-2020), fino al 3 maggio 2020”.

Questione immatricolazioni degli studenti. Basta scorrere i dati per scoprire che per le iscrizioni ai corsi 2019/2020, al 5 dicembre appena trascorso risultano essere 472. Il confronto con gli immatricolati per l’anno universitario 2018/2019, sempre al 5 dicembre, ma del 2018 riporta un -72 (gli iscritti erano stati 544). Numeri che piazzano la Stranieri all’ultimo posto come immatricolazione tra gli atenei italiani.

Numeri che diventano impietosi se si affronta la questione degli studenti cinesi che frequentano l’ateneo con i progetti Turandot e Marco Polo. Negli anni passati gli iscritti erano tra i 900 e i mille all’anno. Quest’anno il dato è sceso a 200. E gli immatricolati mancanti risultano tutti all’Università per Stranieri di Siena. Un dato che deve far riflettere, maggiormente se accostato a quello che sancisce il trasferimento delle agenzie cinesi di supporto per gli studenti. Anche queste si sono trasferite a Siena.

Non dimentichiamo che l’ateneo perugino ha scoperto da poco un ammanco di tre milioni di euro derivanti dal mancato pagamento delle tasse, almeno una parte, universitarie degli studenti cinesi. Su questo fronte è stata aperta un’inchiesta interna da parte dell’ateneo che riguarda una decina di dipendenti. L’ipotesi principale è quella che vede gli studenti manchevoli di una parte della quota di iscrizione. La Guardia di finanza sta indagando su alcuni documenti falsi dell’ateneo con i quali si sarebbe concesso uno scontro sulle tasse. L’università sostiene che si tratta di un falso di mano cinese, dei responsabili di un’agenzia che portava studenti in Italia; secondo i titolari di questa agenzia loro non c’entrano nulla e gli studenti hanno pagato tutto. Convocati come persone informate sui fatti dall’ateneo hanno gentilmente declinato l’invito e aspettano la chiamata da parte delle Finanza.

Una situazione che è stata portata a conoscenza del Ministero nell’Università. In tempi di magra, si dice nei palazzi romani, in cui è difficile trovare risorse per le università, non è più immaginabile versare 13 milioni di contributi ad un ateneo che conta sì e no mille studenti. Cioè 13mila euro a studente contro una media nazionale di 4.700 euro.

Un dato che fa a pugni, come riportano persone bene informate all’interno dell’ateneo, con i recenti bandi per cinque professori ordinari che andrebbero ad appesantire il bilancio di 600mila euro all’anno.

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