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Il patron di U.J. 'contro' Perugia: “Festival all’asta, avanti comuni che pagano più”

Nel mirino di Pagnotta c'è Perugia 1416 e i finanziamenti che la manifestazione ha ricevuto dal Comune (200 mila euro all'anno) mentre Umbria Jazz ne riceve 50 mila. "E questo è uno scandalo"

Carlo Pagnotta, il padre di Umbria Jazz, non le manda certo a dire e proprio in occasione della conferenza stampa di chiusura - questa mattina all'Hotel Brufani - al posto di numeri e bilanci, ha lasciato il posto a quella che è ben oltre una semplice provocazione. Ma una vera e propria polemica sull’erogazione di fondi a proposito di una delle manifestazioni più importanti a livello europeo.

A conti fatti, il patron del Festival del jazz, chiarisce subito come il nome della manifestazione, non sia indissolubilmente legata alla città di Perugia: “Umbria Jazz è all’asta, si facciano avanti i comuni che vogliono mettere più soldi”. Nel mirino di Pagnotta c’è soprattutto  Perugia 1416 e in particolare i finanziamenti che la manifestazione ha ricevuto dal Comune (200 mila euro all’anno) mentre Umbria Jazz ne riceve solo 50 mila. “E questo è uno scandalo”, attacca.

Altro pezzo del puzzle riguardano le Clinics di Berklee, che da oltre trent’anni portano nel capoluogo umbro migliaia di studenti pronti a respirare, studiare e vivere la musica. “Chiedo che vengano istituzionalizzate”, afferma Pagnotta. “Perché riescono ad andar avanti solo grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio. E ancora le condizioni in cui vessa il Teatro Pavone: incuria e muffa a non finire.

Intanto stasera si chiude questa edizione 2016 del festival con Stefano Bollani e Chick Corea e con un  intermezzo dell’enfante prodige Joey Alexander.  Il festival, in dieci giorni, ha registrato una presenza di circa 400mila persone: oltre 230 eventi a cui hanno dato vita 450 musicisti, più di 32 mila spettatori paganti (oltre 25 mila all'arena) per un incasso di 1,2 milioni di euro. 

 UJ si conferma, più che in passato, evento “social”. Più di 2 milioni gli utenti raggiunti su Facebook; oltre 500.000 interazioni tra like e condivisioni; più di 500.000 visualizzazioni video di cui metà in diretta streaming su Facebook Live; oltre 5.000 commenti e retweet. Grande coinvolgimento anche degli artisti, che hanno commentato, retwittato e condiviso contenuti sui canali social di Umbria Jazz, da Mika a Melody Gardot, da George Clinton a Cory Henry. 

E ancora: oltre mille post tra Facebook, Twitter e Instagram ed oltre 10 ore di dirette video, spesso realizzate e pubblicate direttamente dal palco e dal backstage in tempo reale. Il sito internet di Umbria Jazz ha fatto registrare oltre 100.000 visite e 600.000 visualizzazioni, con un aumento di oltre il 70% di pagine viste rispetto all’anno scorso.

Il festival, anche quest'anno, ha confermato in termini di presenze, biglietti venduti, incassi, contatti, il trend, mediamente alto, delle ultime edizioni. Merito, oltre che di un cartellone di alta qualità, anche della forza del marchio e dell' appeal della formula che fa di UJ  un evento unico nel panorama dei grandi jazz festival internazionali.

Il risultato dell'arena, in particolare, è da considerarsi ancora più significativo se si pensa che per sei serate su dieci il programma offriva concerti di jazz "ortodossi" (più una blues night, una funky night, il pop di Mika ed un evento di difficile collocazione di genere come l'apertura con Massimo Ranieri ed i suoi amici jazzmen).

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