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Cronaca

Ora c'è il carcere per il marito che non paga il mantenimento. Valentini (Genitori Separati): "I padri vivono nella miseria: vi racconto la loro disperazione"

Lo storico esponente dell'associazione intervistato da Perugiatoday.it. "L'ipotesi del carcere... rischia di provocare nuovi drammi familiari. Sono pochi i furbetti. La stragrande maggioranza capisce solo una volta fuori casa che lo stipendio non basta per tutto". L'accusa alla politica, la lentezza dei ricorsi...

Chi non paga l'assegno di mantenimento a moglie e figli, da oggi, rischia ufficialmente il carcere oltre che una super multa (mille euro).E' ufficialmente entrato in vigore il 580 bis. Non c'è interpretazione che tenga: o si paga o si rischia anche fino ad un anno di carcere. E dietro le sbarre si finisce davvero se c'è il cumulo con altre pendenze o si reiterà il reato. In Umbria, a causa delle forte crisi economica, rischiano grosso molti padri-lavoratori: dall'artigiano alle partite iva fino ad arrivare agli operai messi in cassa o che hanno perso definitivamente qualsiasi sussidio dopo il licenziamento. Nel 2015, secondo l'Istat, furono 1320 le separazioni mentre 952 i divorzi. L'Umbria è una delle regioni con il più alto tasso nazionale di coppie che decidono di lasciarsi.

Ma l'entrata in vigore del 580 bis è la soluzione per garantire il giusto pagamento di mantenimento a moglie e figli? Abbiamo chiesto il parere allo storico rappresentante dell'associazione umbra Genitori Separati, Ubaldo Valentini: "Bisogna fare una premessa: grazie alla centinaia di storie che sono passate e che passano per la nostra associazione posso dire che i furbetti che pur potendo non vogliono pagare sono una piccola parte. Un 10 per cento grosso modo. Lo fanno per ripicca perchè c'è un forte contenzioso con l'altro coniuge. La stragrande maggioranza, dal 2009 ad oggi, invece non riesce più a pagare perchè realmente non ha più un reddito oppure è stato dimezzato o peggio ancora vive di sussidi. I padri separati, quelli della porta accanto, vivono in miseria. E quindi ora si rischia di fare ulteriori pressioni su uomini che rischiano di esplodere. Poi non ci meravigliamoci che accadono fatti drammatici seppur sempre ingiustificabili. Noi in associazione cerchiamo sempre di intervenire a livello psicologico nel cercare di arginare quella disperazione che può diventare drammaticamente altro. Quindi il carcere va a peggiorare la situazione di queste famiglie divise". 

Anche in Umbria ci sono padri costretti a vivere in auto per avere un tetto sulla testa? Che tenore di vita hanno? "Qualcuno ci sarà pure ma in Umbria si registra soprattutto lo squllido fenomeno dei padri costretti a vivere in monolocali o costretti a ritornare nella cameretta di quando erano ragazzi nella casa degli anziani genitori, I conti sono facili da fare: un affitto medio da 300-400 euro per un bi-trilocale,l'assegno di mantenumento da 300 a figlio, più 100 euro di spese extra per la famiglia (dai vestiti, al destista fino alle gite o sport). Ecco che su uno stipendio medio da 1200-1250  restano  qualcosa come 400 euro al genitore per pagare bollette, mangiare e pagare benzina o mezzi pubblici, assicurazione. Se un mese c'è una spesa straordinaria ecco che salta tutto. A causa della crisi tanti padri sono in cassa integrazione o hanno l'indennità di disoccupazione: con 700-800 euro è dura dare qualche cosa. Bisognerebbe mettere in carcere la crisi, non i padri in crisi. Chi può si fa aiutare dai genitori soprattutto per spese extra che spettano ai figli. Gli anziani sono un ancora di salvezza ma non sono eterni purtroppo. Ci sono genitori separati che, non sapendo veramente quanto costa vivere fuori casa, in sede di separazione si accollano anche la rata del mutuo della casa di famiglia. Altri 400-500 euro che diventano pesanti anche per uno stipendio considerato ormai buono da 1700-1800 euro". 

Ma se il reddito è cambiato... basta fare ricorso e dimostrare al giudice il nuovo tenore di vita non più compatibile con l'assegno previsto. E così si evita il carcere e la multa da mille euro. "Peccato però che siamo in Italia. Sulla nostra pelle sappiamo che i ricorsi hanno tempi lunghissimi da 8 mesi a due anni e spesso, se c'è stata la consensuale, vengono respinti. In questo lasso di tempo bisogna trovare il modo di pagare perchè in caso contrario scattano le denunce. E la situazione si complica drammaticamente se, qualche genitore affidatario, per vendetta non gli fa vedere i figli durante i giorni stabiliti". 

E allora a questo punto cosa si può fare? "E' fondamentale il buonsenso del giudice nell'affidamento dei figli. La formula migliore è il condiviso alternato: i figli si dividono tra padre e madre, non c'è assegno e le spese diventano così reali. Chi si separa inoltre deve affidarsi ad avvocati preparati: meglio mettere subito le cose in chiaro, capire i costi e i disagi per poi formulare una proposta,,, indietro è difficile tornare con ricorsi e contro-ricorsi. Ma molto possono fare anche i politici un genitore separato, proprio per le spese che ha, deve aver diritto agli alloggi popolari e ad altro sostegno economico. Non va visto il reddito annuale ma quello che resta al netto del mantenimento e delle spese che è costretto a subire. Piccoli accorgimenti per evitare dei drammi".

Lei quando parla di drammi... potenziali cosa intende? "Penso ai suicidi. Non c'è una stima ufficiale ma purtroppo sono tanti e in continuo aumento. Questa è la realtà ma la politica non fa nulla, i servizi sociali non fanno nulla. Ma noi non molliamo... anche l'uomo, intenso come maschio, sembra essere diventato un concetto politicamente scorretto"

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