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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio di Po' Bandino, Katalin Bradacs contro la condanna a 20 anni per l'uccisione del figlio Alex

Processo di appello per la donna condannata in primo grado per i fatti avvenuti il 1° ottobre del 2021. Caduta l'aggravante delle premeditazione e ridotta di 4 anni la pena

Erzsebet Katalin Bradacs ricorre in appello contro la condanna a 20 anni di carcere per l'omicidio del figlio Alex, di due anni, a Po’ Bandino il 1° ottobre del 2021. Alla donna era stato riconosciuto il vizio parziale di mente, come attenuanti prevalenti sulle aggravanti, premeditazione compresa.

Per i giudici di primo grado la donna avrebbe premeditato l’omicidio sin dal momento in cui avrebbe prelevato il figlio in Ungheria, sottraendolo al padre a cui il tribunale lo aveva affidato. Per la Procura anche i fendenti sul corpo della vittima denotano una violenza programmata e non un raptus. Anche le foto del delitto inviate al figlio maggiorenne rimasto in Ungheria sono sul tavolo dell’accusa e della premeditazione.

La donna il 1° ottobre del 2021 era entrata in supermercato, adagiando il corpo del figlio sul nastro trasportatore delle casse, chiedendo aiuto.

La prima versione del delitto raccontata agli investigatori era stata quella “dell’uomo nero” che aveva pugnalato il piccolo Alex, seduto sul passeggino, mentre lei si era allontanata di pochi metri, forse per telefonare o fumare una sigaretta.

La madre era stata ripresa dalle telecamere a Po’ Bandino, “solo lei con il bambino” mentre “percorreva il sentiero che porta al rudere dove è avvenuto il delitto” e “sempre sola, con il figlio in braccio, questa volta ferito e verosimilmente già privo di vita” quando “giunge nel supermercato” dove compie il gesto di adagiarlo, chiedendo aiuto.

I difensori della donna, gli avvocati Enrico Renzoni e Luca Maori proveranno a smontare, a limare nelle parti più pesanti nei confronti della donna, a partire da quella incapacità della donna di intendere e volere che una prima perizia aveva quasi confermato e che nella seconda fatto intravedere, anche se nell’esistenza di un vizio, anche parziale, di mente. I difensori avevano chiesto la custodia in una struttura psichiatrica (Rems), sostenendo che la donna deve essere aiutata.

La Corte d'appello di Perugia ha riconosciuto la non premeditazione dell'omicidio da parte delle donna, riducendo la condanna di quattro anni, da 20 a 16 anni di reclusione.

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