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Cronaca

Smantellata la banda delle truffe, così raggiravano i fornitori e clienti: 17 indagati

Le accuse, per 17 indagati, vanno - vario titolo - dalla truffa alla ricettazione all'autoriciclaggio fino a vendite fantasma

Truffa, ricettazione, autoriciclaggio. Chiuse le indagini per 17 persone, accusate a varie titolo di una serie di reati legati alle truffe  con assegni falsificati, auto in vendita mai consegnate, società con prestanomi. Per undici indagati invece l'accusa formulata dalla procura del capuologo è di associazione per delinquere per aver messo in piedi una struttura organizzativa che di volta in volta avrebbe rilevato innumerevoli società in difficoltà economica (che venivano anche intestate a prestanome).  Questo, utilizzando società già esistenti e facenti capo a tre degli indagati, "ordinando e facendosi consegnare dalle persone offese numerosissima merce anche di elevato valore economico, e pagandola con assegni protestati.

I soldi accumulati grazie a questo tipo di truffa, sarebbero poi stati reimpiegati anche nella gestione di un ristorante. L'organizzazione avrebbe avuto ruoli ben distinti, dalla figura apicale dei raggiri ai partecipi con il ruolo di prestanome che tra l'altro, secondo l'aggiunto Antonella Duchini che ha chiuso le indagini a loro carico, sarebbe stato anche il cuoco del ristorante di una delle figure di spicco inquisite dalla procura. Non solo: avrebbe avuto anche il ruolo di "stabile acquirente della merce riveniente dai delitti di truffa ai danni di tre società". 

C'è anche chi avrebbe partecipato alla serie di truffe con il ruolo di acquirente delle merci di volta in volta truffate dai sodali. Gli episodi contestati risalgono fino al 2017, da Magione a Perugia. Tra le condotte truffaldine su cui ha indagato la procura, anche quella ai danni di un'azienda nel maceratese, a cui tre degli indagati si sarebbe rivolta per effettuare un intervento importante di ristruttazione in un resort del Trasimeno. Ma, una volta ordinati ben 100mila euro di condizionatori e altro materiale tra cavi, prese e adattori, per circa 25mila euro, non avrebbero mai permesso la riscossione del pagamento, procurando un danno all'azienda stessa. In un'altra occasione, avrebbero invece ordinato 14.000 litri di gasolio del valore di 20mila euro, anche in questo caso non rendendo possibile alla società di carburanti, di riscuotere l'importo dovuto. 

Tra le truffe contestate a vario titolo ai 17 indagati, c'è anche quella della vendita di auto mai consegnate, di quote di bar e ristoranti acquistati con l'inganno e senza poi pagare nulla ai proprietari, impossessandosi così non solo del locale, ma anche della merce all'interno di essi.  E così via. Ma c'è anche un particolare inquietante; uno degli indagati, palesandosi come collaboratore di giusitizia, avrebbe minacciato il titolare di un ristorante nel Trasimeno (indagato per truffa) : "Qui comando io e chiunque deve fare affari in questo comprensiorio deve chiedere a me". 

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