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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Truffa del gratuito patrocinio, bufera su alcuni avvocati perugini

La Procura di Perugia sta indagando su alcuni legali accusati di truffa e falso: avrebbero preso soldi in nero dai clienti e poi il pagamento dello Stato

Una bomba deflagra nel mondo dell’avvocatura perugina con l’indagine in corso a carico di diversi avvocati e che riguarda lo strumento del gratuito patrocinio. L’accusa sarebbe di truffa e falso.

Il patrocinio a spese dello Stato è un diritto per i cittadini che sono al di sotto dei 10mila euro di reddito e che non potrebbero permettersi di pagare un avvocato, ma anche una questione economica per il Tribunale e il ministero. Per il distretto giudiziario umbro equivale ad una cifra tra il milione e 200mila euro e il milione e mezzo ogni anno. Secondo i dati della Corte d’appello di Perugia a ricorrere al gratuito patrocinio sono cittadini stranieri alle prese con la giustizia italiana.

Tornando all’inchiesta riguarderebbe almeno cinque avvocati perugini accusati di aver speculato sul gratuito patrocinio e sulle parcelle liquidate dallo Stato.

Secondo la Procura perugina gli avvocati in questione avrebbero fatto accedere i clienti allo strumento, ma avrebbero preso soldi in nero sempre dai clienti. Di fatto facendosi pagare due volte: una dallo Stato, cioè dalla comunità di contribuenti, tutti i cittadini; la seconda dal cliente.

La Procura avrebbe anche acquisito documenti e messaggi telefonici (sms o via whatsapp) che attesterebbero la richiesta di denaro (una volta 300 euro, un’altra 500) ai clienti nonostante la comunicazione dell’autorizzazione all’ammissione concessa dal Tribunale al gratuito patrocinio. E se il cliente chiedeva spiegazioni sul perché dovesse pagare, sempre nelle comunicazioni, ci sarebbe traccia della scusa o giustificazione da parte del legale.

Per alcuni avvocati la posizione sarebbe aggravata dall’accusa di falso, in quanto viene contestata l’apposizione, fasulla, della firma del cliente sulla richiesta di ammissione al gratuito patrocinio.

La notifica di chiusura delle indagini non ha ancora raggiunto gli indagati che insieme con i propri difensori dovranno provare a chiarire la posizione con il pubblico ministero. Se dovessero riuscirci si andrà verso l’archiviazione del caso, se così non fosse si andrà alla richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare.

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