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Cronaca

Dalla Cina in Italia per studiare, muore per un mix letale di droghe: chiesto risarcimento

Il giovane ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, formula che gli permetterà, qualora venisse condannato, una riduzione della pena pari a un terzo

Presenti in aula la madre a la nonna di Cheng Shang, la studentessa cinese che venne ritrovata senza vita lungo le rive del Lago Trasimeno. I parenti della vittima si sono, infatti, costituiti, oggi, 27 gennaio, parte civile nel procedimento. A darne conferma il loro avvocato Luca Maori, rendendo inoltre noto che è stato chiesto dalla famiglia della vittima un risarcimento pari a due milioni e cinquecento mila euro. Presente in aula anche il rettore dell’Università per Stranieri di Perugia Giovanni Paciullo che, a margine dell’udienza, ha dichiarato: “Ci siamo costituiti parte civile anche noi per il danno all’immagine che si è venuto a creare a seguito di questa drammatica vicenda. Siamo molto contenti del fatto che il giudice ha acconsentito alla nostra richiesta”.

La vicenda - Cheng Shang era una ragazza tranquilla, descritta dagli amici come una giovane discreta e amante della solitudine. Cheng sarebbe rimasta a Perugia solo ancora qualche mese per poi iscriversi  a un corso di laurea all’accademia d’arte di Bologna. Deve però essersi fidata dell’uomo sbagliato. È stata, forse, la voglia di fare nuove esperienze a spingerla ad accettare quell’appuntamento con un operaio 37enne, conosciuto in chat quasi per caso. Doveva essere un sabato di divertimento che, invece, si è tramutato in tragedia, dopo che Cheng ha ingurgitato quel mix letale di droga che le ha provocato un arresto cardiaco fulminante. Ed è proprio per questo che il 37enne è stato ipotizzato il reato di omicidio colposo, anche se l’avvocato Luca Mauri ha già annunciato che chiederà un rinvio a giudizio per omicidio volontario.

Il cadavere della giovane venne ritrovato da un gruppo di campeggiatori dietro un cespuglio, vicino a una spiaggia. Sul corpo gli investigatori non trovarono nessun segno di violenza, ma la vicenda venne immediatamente ricostruita dagli inquirenti. Il 37enne, subito identificato dai Carabinieri, raccontò che quello era solo il secondo sabato che vedeva la giovane e che quando si è reso conto che la ragazza ormai era  senza vita, preso dal panico, ha deciso di fuggire. L’uomo, qualora fosse rinviato a giudizio, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, così da poter ottenere, in caso di condanna, una riduzione della pena pari a un terzo. La discussione è prevista per il 26 aprile, giorno in cui dovrebbe arrivare anche la sentenza del giudice.

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