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Cronaca

Diventa l'ombra di quella donna, centinaia di messaggi e pedinamenti: "Ero di sua proprietà"

L'imputato è stato rinviato a giudizio per stalking, lesioni e violenza privata. In una occasione le avrebbe sbattuto la faccia contro il cruscotto dell'auto, pur di controllarle il cellullare

Stalking, lesioni personali, violenza privata. Sono queste le accuse mosse contro un uomo residente nel perugino, che avrebbe tormentato la ex compagna fino a renderle la vita un inferno. Un controllo serrato sulla via vita, sui suoi spostamenti, sul suo cellulare; insomma, una vera e propria ossessione. L'imputato è stato rinviato a giudizio dal giudice Avenoso e il processo inizierà il 15 febbraio 2018, mentre la donna si è costituita parte civile con l'avvocato Maurita Lombardi del foro di Perugia.

In una occasione avrebbe costretto la ex ad aprire lo sportello della propria autovettura all’interno della quale si era rifugiata per sfuggirgli; minacciandola di spaccare il vetro, sarebbe entrato in auto contro la sua volontà e l'avrebbe strattonata fino a prenderle "violentemente" il cellullare dalla giacca. Viste le resistenze della donna, l'avrebbe picchiata con schiaffi in faccia, fino a sbatterle il volto sul cruscotto e causandole lesioni con una prognosi di 16 giorni. Violando inoltre la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel proprio comune di residenza.

L'atteggiamento vessatorio e aggressivo dell'uomo, sarebbe iniziato subito dopo la fine del loro rapporto nel 2016; non solo l'avrebbe contattata insistentemente con numerosissimi messaggi whatsapp, tanto da costringerla a bloccare il numero, m avrebbe continuato a tempestarla di messaggi anche sulla nuova utenza telefonica e durante gli arresti domiciliari applicatigli dal gip del Tribunale di Perugia in seguito alla denuncia sporta dalla donna.

L'imputato le avrebbe chiesto più volte di ritirare la denuncia, pretendendo al contempo di poterla controllare sul cellullare, pedinandola sotto casa e cercando in tutti i modi - secondo l'accusa - di assoggettarla psicologicamente, fino a creare nella donna uno stato d'ansia tanto da temere di essere aggredita nuovamente: "E' come se fossi di sua proprietà".

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