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Cronaca

Desposorio non è l'assassino della donna uccisa a Pian di Massiano: assolto

La sentenza arriva dopo un lungo processo. Secondo i giudici non è lui l'assassino della donna che venne barbaramente uccisa a Pian di Massiano

Ci è voluto meno di un’ora di camere di consiglio per decidere che  Desposorio Mendocilla Guadalupe Dolores non è l’assassino di Beatriz Rodriguez, la prostituta che venne barbaramente uccisa in una stradina nascosta  nei pressi di Pian di Massiano. La sentenza è arrivata oggi, 18 settembre, alle 18.30 precise. 

L’uomo si è sempre proclamato innocente, dichiarando di non essere stato lui a togliere la vita alla prostituta. Difeso da più, soprattutto da chi lo conosceva. Anche il datore di lavoro alla domanda: “Ha mai avuto comportamenti violenti Desposorio?”, rispose in aula: “No, è sempre stata una persona tranquillissima”. E in quel periodo (si parla del periodo in cui è avvenuto l’omicidio, ndr.) è apparso tranquillo? “Era solo triste perché stava divorziando dalla moglie e non sapeva se avrebbe rivisto il figlio”. Ma l’imputato lavora ancora nel suo laboratorio tessile? Chiede a un certo punto il giudice intervenendo. “Sì, certamente. Abbiamo lavorato anche ieri”.

Nessuno di chi lo circonda lo ha mai ritienuto, infatti, colpevole. Ma chi allora trascinò il corpo di Beatriz e lo trafisse con un’arma bianca dalla punta acuminata? Durante la varie udienze che si sono susseguite una dietro l’altra, in aula è stata ripercorsa l’intera vicenda e niente sembra essere stato lascito al caso. 

Come l’udienza del 14 novembre scorso, durante la quale il pm, Giuseppe Petrazzini, mostra in aula le immagini che sembrano riprendere l’auto del killer. Una serie di filmati raccontano dove la donna, insieme all’amica, era solita vendere il proprio corpo. Gli orari si intrecciano tra loro per un’analisi che non risulta semplice. Sono in tutto quattro le inquadratura. Quattro le riprese di altrettante telecamere. “Quella che vedete – spiegò all’epoca Petrazzini alla Corte – dovrebbe essere l’auto dell’assassino”. Ma per formulare quella che non è altro che un’ipotesi e non una prova, sembra impresa assai ardua. A dover essere tirati in ballo sono, infatti, i tabulati telefonici dei cellulari. E’  proprio un cliente che, dopo aver visto la Rodriguez allontanarsi, la chiama. Il credito dell’uomo è però terminato. Ritenta l’amica di lei, ma la chiamata non giunge a buon fine. La donna ha già il cellulare spento. Dovrebbe essere infatti in compagnia dell’assassino. Lo stesso assassino che non la farà mai più tornare a destinazione. Sono proprio quei tabulati infatti ad essere la prova schiaccianti che è la seconda auto, quella del killer e non le altre, ad avere secondo l’accusa fatto salire nella vettura la vittima. 

Desposorio sembra, comunque, vacillare il 28 novembre e cioè quando viene sottoposto a una lunga testimonianza. Fu proprio lui a dichiarare: “Ho conosciuto Beatriz una o due settimane prima del 31 luglio”. Ma qualcosa non torna, perché è proprio Petrazzini a far notare che la prima telefonata alla prostituta viene effettuata dall’imputato il 12 luglio e quindi ben 20 giorni prima del 31 dello stesso mese. Telefonate che si susseguono e che il 18 e il 20 luglio non hanno risposta. È infatti proprio Beatriz a sembrare di volere evitare rapporti con Desposorio. Ma qualcosa cambia dopo quella chiamata fatta alle 16.45, sempre il 20 luglio, ma da una cabina telefonica questa volta. “Perché chiama la vittima proprio alle 16.45?”, chiede il sostituto procuratore. “Volevo prendere un appuntamento per una prestazione sessuale”, afferma Desposorio in aula.

Il pm continua e questa volta si rivolge alla Corte: “Da quando si prendono appuntamenti telefonici con le prostitute e di giunta di pomeriggio?”. Ovviamente non riceve risposta. Ma è il 26 luglio che l’uomo richiama nuovamente la vittima e ci parla dieci minuti, sempre, a suo dire, per prendere un semplice appuntamento. “Ci vuole così tanto per darsi un appuntamento”, afferma  Petrazzini. Desposorio vacilla: “Abbiamo parlato anche di come stava”. “E allora perché richiamarla dopo tre minuti. Non avevate già detto tutto”, chiede rivolgendosi all’imputato. “Mi aveva detto di sentirci più tardi perché in quel momento era impegnata”. “E si chiama solo dopo tre minuti?”, insiste Petrazzini. Silenzio in aula.

Si arriva alla notte del 2 agosto, quando Desposorio e la Rodriguez hanno un incontro sul parcheggio di Città della Domenica. Qui dopo aver avuto una prestazione sessuale, come dichiara l’uomo, parlano fino a notte fonda. Ed è lo stesso Desposorio ad accompagnare la vittima in via delle Pallotta, dove viveva. Il giorno seguente una nuova telefonata, nella quale la prostituta avrebbe detto all’uomo che gli era piaciuto l’incontro e che avrebbero dovuto ripeterlo. E l’incontro viene effettivamente ripetuto, ma la notte in cui Beatiz muore misteriosamente massacrata senza pietà.

Petrazzini ripercorre proprio quella notte: “Insomma a che ora vi siete incontrati?”. “Era prima di mezzanotte – risponde il sudamericano -, ma lei era strana. Mi diceva che doveva assolutamente tornare a Pian di Massiano, perché doveva lavorare e fare più soldi possibili per mandarli ai figli. Quindi ho fatto retromarcia al distributore di Ellera e ho riportato la donna dove mi diceva che voleva stare”. Anche qui altra perplessità. “Mi scusi – chiede il pm – ma lei non era lavoro? Lei non pagava Beatriz pagava proprio per fare sesso?”. “Sì, ma avevamo deciso di farlo con calma per stare un po’ insieme”. Ed è proprio in questo punto che il sostituto procuratore si impunta. Vuole capire fino in fondo. “Ma voi facevate solo sesso?”, chiede. “L’ho invitata alcune volte a mangiare una pizza e a ballare ma lei ha sempre detto di no”. 

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