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Cronaca

Il tesoro sepolto torna alla luce: statua unica ripescata dai magazzini

Quell’opera, bella e originale, è stata fortunosamente ripescata dai recessi dei magazzini comunali, sotto quintali di ciarpame: e dal 21 ottobre farà bella mostra di sé nella “sala della macina” in San Matteo degli Armeni

Quell’opera, bella e originale, è stata fortunosamente ripescata dai recessi dei magazzini comunali, sotto quintali di ciarpame: e dal 21 ottobre farà bella mostra di sé nella “sala della macina” in San Matteo degli Armeni. Si tratta di una scultura in pietra serena delle cave Borgia di Tuoro sul Trasimeno. Lo scultore perugino Massimo Arzilli la realizzò un paio di decenni fa per partecipare al discusso concorso “Angelus Novus”, che non poche liti e polemiche suscitò tra gli artisti.

L’opera non vinse e Arzilli la donò al Comune di Perugia, a patto che la inserisse in un luogo pubblico, dove potesse raccogliere gli allori che meritava. Ma il Comune, padre-padrone, fu, in questo caso più che mai, “patrigno”… e ignorante. L’opera finì, infatti, tra banchi di scuola e sedie dismesse, sotto una caterva di pattume, alla depositeria del Pian di Massiano. In queste condizioni miserevoli di degrado  ebbi modo di vederla qualche lustro fa e me ne lamentai con gli allora amministratori.

Qualche mese fa, in occasione di un’affollata assemblea pubblica sui problemi dell’Elce, tenuta presso il ristorante Valentino, ebbi a ricordarne l’esistenza al presidente del consiglio comunale Leonardo Varasano, al sindaco Andrea Romizi e al consigliere Otello Numerini.

Costoro caddero dalle nuvole, ma s’impegnarono a rintracciare l’opera e a salvarla. Fatto che è avvenuto. Oggi si installa l’Angelus Novus di Arzilli in un luogo degno, non lontano dalla bandiera che fu portata alla Marcia della Pace Perugia-Assisi nel 1961.

Missione compiuta. Per la cronaca, c’è da osservare che quella scultura è spezzata e che l’autore ha preferito farla montare in quello stato.  La pietra è stata in qualche punto ripassata con l’oro, come era in origine. Ma nulla più. La scelta di non restaurarla mi pare quanto mai opportuna: servirà da monito a quanti, ora e in futuro, sceglieranno di abbandonare la bellezza e la santità al colpevole degrado e al tempo edax rerum.

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