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Il simbolo dei pescatori bruciato dai vandali risorgerà: "Il barchino tornerà, più bello di prima"

All’indomani dell’incendio doloso, e doloroso, Gambini si è attivato per trovare una soluzione. Ed è pienamente riuscito nell’intento

Il barchino (già “navigiolo” o “barchetto del górro”) incendiato da teppisti (il 5 maggio 2017) presso il Museo della Pesca di San Feliciano, risorgerà “più bello e più superbo che pria!”. Parola di Ermanno Gambini, geografo, segretario dell’A.L.L.I. (Atlante linguistico dei laghi italiani), progetto geolinguistico ed etnolinguistico finalizzato alla raccolta, alla documentazione e allo studio della vita, della storia e della lingua delle comunità vissute presso le acque interne italiane. Ne fu padre l’indimenticabile Giovanni Moretti, fondatore della dialettologia del perugino-magionese.

All’indomani dell’incendio doloso, e doloroso, Gambini si è attivato per trovare una soluzione. Ed è pienamente riuscito nell’intento. “Ricostruire il barchino distrutto e, soprattutto, farlo tornare a navigare”, dice. Intanto ha messo mano alla realizzazione di uno speciale calendario, dalla cui vendita ha tirato fuori 5 mila euro. Serviranno per ricostruirlo. Operazione fattibilissima, in quanto se ne hanno disegni, foto, progetti, prototipi. Si tratta solo di affidarsi all’esperienza e alla professionalità di chi è in grado di rifarlo.

Il misfatto ha suscitato una decisa reazione nella comunità, attraverso le varie associazioni del territorio, e nei titolari delle seconde case. “Tutti hanno contribuito. Soprattutto si è attivato un privato: Marco Pareti. Stiamo partendo”, dice con legittimo orgoglio Ermanno Gambini. “Ma stavolta l’esemplare dovrà stare in acqua, solcando il lago, sulla scia del suo antenato di oltre mille anni fa, utilizzato per la pesca col toro e col górro” (due tipi di pesca a fondo e a strascico, ndr). “Lungo 7 metri e largo 2, nel secondo dopoguerra una versione modificata fu utilizzata dagli abitanti di Isola Polvese per il trasporto degli ospiti e perfino per le gite sul lago”.

“Quel modello è menzionato nello Statuto del Comune di Perugia del 1342. Si tratta di una barca a fondo piatto, sicura, usata per la pesca e, addirittura, dalle guardie e dai contrabbandieri per scorrazzare attraverso il lago”. Racconta Gambini: “Quello distrutto era stato costruito dai falegnami fratelli Vecchini di San Feliciano, su richiesta del proprietario dell’isola Biagio Biagiotti. Successivamente, il nuovo proprietario, dal 1959, Giannino Citterio fece inserire la cabina, per comodità degli ospiti. Rifarlo non sarà di certo un problema”. Lode, dunque, a Ermanno Gambini, studioso appartato e apprezzatissimo, sia nel paese di Tuoro sul Trasimeno che a livello accademico. In attesa di rivedere in acqua il “barchino del górro”.

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