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Cronaca

Rodolfo Valentino e gli anni di vita a Perugia: il legame indissolubile tra il divo e la città

Pochi sanno che Valentino era colto e scrisse anche un libro di poesie bilingue (italiano e inglese)

Fua (Fondazione umbra architettura) “Galeazzo Alessi”, in palazzo Conestabile della Staffa: appuntamento con Rudy. Organizza l’incontro il Circolo Bonazzi, rappresentato dal presidente: il pictor optimus Franco Venanti, cui spetta il compito d’introdurre. Del rapporto tra Rodolfo Valentino e Perugia, parla Alessandro Tinterri, docente di storia dello spettacolo a Palazzo Manzoni. Lo fa accompagnando l’esposizione con spezzoni di film.

A Perugia è documentata la presenza del grande Rodolfo Valentino, al secolo Rodolfo, Alfonso, Pietro, Filiberto, Raffaello Guglielmi. Nato il 6 maggio 1895 a Castellaneta di Taranto, morì a New York, il 23 agosto 1926, all’età di 31 anni, per effetto di una banale peritonite, conseguente a un’appendicite. Colui che sarebbe diventato il mito di raffinata seduzione e maschia italianità fu a Perugia, dove studiò alla scuola Purgotti (allora ubicata alla Torre degli Sciri) per ben tre anni. Era convittore presso la Sapienza Vecchia, ossia il Collegio Onaosi di via della Cupa. E vi rimase dagli 11 ai 13 anni.

A scuola andava maluccio, come documenta un vecchio registro (anno scolastico 1907/1908), esposto alla media Carducci-Purgotti in occasione del centenario della prestigiosa istituzione perugina. I compagni lo dileggiavano per via delle orecchie a punta e per una certa rissosità. I tre anni in città (1906-1909) non furono facili, tanto che si conclusero con l’espulsione. Il motivo pare sia da ricondurre a una coltellata, sferrata dal turbolento convittore a un compagno che lo irrideva.

Il ragazzo fu poi mandato a Genova, dove si diplomò con profitto presso l’istituto agrario. Da lì –come tanti altri italiani in quel periodo – salì sul mercantile Clevelands  che faceva rotta per gli Usa, alla ricerca di un posto da giardiniere. Si trovò invece a fare il ballerino a gettone (taxi dancer) e il gigolò. Si arrangiò alla meglio, prima della sua affermazione come stella cinematografica, sex symbol e maschio prototipo del latin lover. Anche se qualche mala lingua sparlò di presunte tendenze bisex, giustificate da un trucco pesante e da movenze sinuose. Fu comunque osannato dalle donne di tutto il mondo che ne subivano il fascino magnetico.

A Perugia tornò una volta, con la sua ultima fiamma, per rivedere il collegio della Sapienza e il teatrino goldoniano dove, da preadolescente, aveva forse sognato di diventare un divo. La morte lo colse a soli 31 anni, nel pieno del successo. Decesso seguito da una catena di suicidi delle sue fan. Perugia e l’Onaosi ne ricordarono la presenza nel 1998, in occasione di un grande raduno dei convittori, effettuato, appunto,  nel suo nome. Erano oltre mille gli ex collegiali, riuniti dall’associazione “Il Caduceo”. In rappresentanza della famiglia Guglielmi, intervenne la pronipote, una bella ragazza mora, straordinariamente somigliante al prozio.

Pochi sanno che Valentino era colto e scrisse anche un libro di poesie bilingue (italiano e inglese) che definì: “Né poesia, né prosa, soltanto sogni, sogni ad occhi aperti. Un po’ di romanticismo, un po’ di sentimento e un tocco di filosofia, acquisita non dai libri, ma dalla continua osservazione della natura, il più grande dei maestri”. Si tratta di testi non banali, che dimostrano intelligenza e sensibilità. Dunque: non solo bello, ma anche intelligente e sensibile.

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