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Cronaca

Erano l'incubo delle sale slot di Perugia: due rapinatori condannati, gli altri a processo

In quattro alla sbarra per rapina a mano armata. Oggi le condanne. Rinviati a giudizio i due complici mentre gli esecutori materiali hanno scelto il giudizio in abbreviato

Rapina a mano armata. E' questa l'accusa mossa a quattro italiani che - secondo la procura - avrebbero commesso rapine ai danni di sale scommesse e video slot del Perugino nel 2013. Questa mattina il gup Giangamboni ha condannato a due anni in abbreviato uno degli esecutori materiali delle rapine, al quale ha riconosciuto le attenuanti generiche mentre per l'altro complice, ha aumentato la pena di 4 mesi in continuazione di reato. Gli altri due coinvolti, che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario, sono stati rinviati a giudizio. 

"Abbassa la testa e non guardare". Secondo la procura i quattro imputati avrebbero commesso rapine ai danni di sale scommesse e video slot del Perugino, in particolare, utilizzando una pistola (giocattolo) per indurre il cassiere a fare tutto ciò che gli ordinavano intimandogli, con decisione, "di abbassare la testa e di non guardare".

In un'altra occasione, avvalendosi della figura del basista (che era un lavoratore dell’attività stessa) si sarebbero impossessati dell’incasso per un valore pari a 14mila euro e provento dell’attività del bar e delle slot. Dopo aver scelto il momento opportuno per entrare in azione, con il volto travisato da un passamontagna e una pistola giocattolo, anche in questo caso si sarebbero fatti consegnare l’ingente bottino per poi scappare.

In un altro caso ancora, “con violenza e minaccia” in danni a due dipendenti addette alla cassa delle slot machine e del bar, avrebbero portato via altri 7mila euro in contanti. Prima “afferrando una delle cassiere per un braccio, poi stringendole il polso intimandole di farsi aprire con le chiavi le casse. Ora si tornerà in aula per l'apertura del dibattimento a carico dei due complici rinviati a giudizio. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Massimo Brazzi e Delfo Berretti.

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