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Cronaca

Entrano con un coltello dentro un ufficio postale e mettono nel sacco 10mila euro

Indagini a tutto campo per mettere in manette i quattro malviventi che si sono resi responsabili della rapina

Un uomo responsabile di una rapina pluriaggravata è finito in carcere, dopo l’esecuzione di custodia cautelare nei suoi confronti. I fatti si risalgono al 4 luglio 2014, quando intorno alle 10 del mattino, tre malviventi con volto travisato da passamontagna, hanno fatto irruzione all’interno dell’Ufficio postale di San Martino in Trignano e, minacciando i presenti, si sono fatti consegnare 10.000 euro in contanti, prelevati dalle casse e dalla cassaforte  dell’esercizio.

Il primo dei rapinatori, brandendo un coltello, ha intimato ai dipendenti con l’arma chiedendo che gli venisse consegnato il bottino, mentre i complici lo coadiuvavano controllando i clienti presenti nella sala. Rapidissimo il colpo messo a segno dai malfattori, che si sono altrettanto celermente allontanati dall’Ufficio postale, dandosi a una precipitosa fuga a bordo di un’auto rubata.

Immediato l’intervento dei militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Spoleto, nonché degli uomini della Squadra Anticrimine, che, in perfetto coordinamento, e in tempi rapidissimi, hanno ricostruito la dinamica del fatto e raccolto i primi elementi utili all’identificazione del possibile “basista”. L’indagine condotta inizialmente con metodi tradizionali, ha consentito, ricostruendo a ritroso il percorso effettuato dai malviventi di trovare, abbandonata poco distante, l’auto utilizzata per la commissione del reato, mezzo che risultava rubato a Perugia due giorni prima.

Nella campagna circostante gli investigatori hanno rinvenuto anche armi e capi d’abbigliamento utilizzati per compiere il delitto. Percorrendo ancora la probabile via di fuga sono state raccolte alcune testimonianze che hanno consentito di focalizzare l’attenzione su soggetti residenti a Perugia e connessi allo spoletino sul quale si erano concentrate le prime intuizioni investigative.

Rapida l’elaborazione della prima ipotesi formulata dalla polizia giudiziaria: i rapinatori, si erano recati con due autovetture in una zona vicina all’obiettivo da colpire e, con l’ausilio del basista, perfetto conoscitore dei luoghi, avevano messo a segno il colpo, grazie all’utilizzo di un’autovettura Fiat Uno rubata qualche giorno prima; si erano dileguati poi con il bottino di 10.000 euro e avevano provveduto a sostituire l’autovettura in luogo poco distante. Sempre guidati dal basista, percorrendo vie interne e di campagna poco transitate, si erano allontanati in direzione Perugia.

Alla luce di tutti gli elementi acquisiti e sotto la direzione della Procura della Repubblica di Spoleto, gli operatori hanno iniziato pertanto una attività tecnica mediante intercettazione telefonica che, unita ai tradizionali metodi d’indagine ha consentito di corroborare l’ipotesi investigativa iniziale e di individuare altri due rapinatori. Un’attenta analisi degli spostamenti effettuati dai soggetti monitorati nei giorni immediatamente precedenti al delitto ha consentito di individuare i medesimi, proprio quali autori anche del furto dell’autovettura Fiat Uno avvenuto il 2 luglio in una zona centrale di Perugia.

In data 3 novembre 2014 il GIP del Tribunale di Spoleto, concordando con l’ipotesi investigativa e con le risultanze probatorie acquisite, accoglieva la richiesta avanzata dal Pubblico Ministero, che ha coordinato le indagini, emettendo ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di rapina e furto dell’autovettura, entrambi pluriaggravati in concorso, a carico di R.G., B.P. e M.P.M, tutti italiani con precedenti specifici, residenti nella Regione.

Gli investigatori hanno però proseguito le indagini, con la precisa finalità di individuare e assicurare alla giustizia anche il quarto componente della batteria, ovvero di colui che per ultimo era entrato all’interno dell’Ufficio postale. Dalle caratteristiche fisiche del soggetto ricavate dalle immagini della videosorveglianza, la polizia giudiziaria ha iniziato a monitorare alcuni soggetti legati all’ambiente delinquenziale di appartenenza dei correi. L’analisi dei tabulati di traffico telefonico, unito a fonti testimoniali acquisite nel prosieguo investigativo, ha consentito di costruire un castello accusatorio solido a carico di B.A., di 62 anni, anch’egli residente a Perugia e pregiudicato per reati analoghi. Costui, nel pomeriggio del 30 gennaio veniva quindi tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Spoleto, che accoglieva in toto le richieste formulate dal Pubblico Ministero.

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