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Cronaca

Accade in tribunale - "Nonnismo e guardie notturne, la naja mi ha fatto impazzire, voglio la pensione di invalidità"

Per l'uomo il passaggio dalla vita normale, con fidanzata, sarebbe stato traumatico. La perizia psichiatrica e il giudice unico delle pensioni dicono che è impossibile

“Signor giudice, io stavo tanto bene, lavoravo, avevo una fidanzata, poi mi hanno mandato a fare il militare e ho perso tutto, mi hanno ricoverato in ospedale per problemi psichiatrici. Per questo mi dovete dare la pensione di invalidità”.

È la richiesta di un quarantenne al giudice unico per le pensioni della Corte dei conti dell’Umbria per “ottenere la concessione di pensione privilegiata per l’infermità mentale” da ricondurre “al prestato servizio militare (in particolare alla prospettata gravosità degli incarichi ricoperti e a pretese azioni di nonnismo subite da commilitoni più anziani, anche all’interno della stessa camerata)”.

L’uomo, nel suo ricorso, affermava di “essere stato arruolato il 22 agosto 1990 e reiteratamente ricoverato, a far data dal 27 settembre 1990, presso l’ospedale militare di Perugia per motivi psichiatrici”. I disturbi sarebbero insorti proprio a seguito della “naja”, visto che prima aveva sempre condotto “una vita regolare, soddisfacente e serena (aveva conseguito il diploma di scuola alberghiera, era fidanzato, lavorava come cuoco)”. La pensione di privilegiata di settima categoria, quindi, gli spettava, insieme con gli interessi e la rivalutazione monetaria dal momento del congedo.

Il Ministero della difesa si ha “eccepito l’infondatezza del ricorso” sia per la “genericità e superficialità delle doglianze attore” sia perché sarebbe troppo breve il periodo di tempo tra l’arruolamento e il primo ricovero (appena un mese). Una perizia chiesta dal giudice all’Ufficio medico-legale del Ministero della salute ha escluso il “nesso di causalità tra l’infermità da cui il ricorrente è affetto e il breve periodo di servizio di leva militare prestato nel lontano 1990, essendo i persistenti disturbi dovuti a problematiche di natura familiare (preoccupazione per la salute della madre, della sorella ed anche del fratello e rapporti difficili e litigiosi con il padre)”.

E con una perizia tale c’erano veramente poche speranze per il ricorrente, il cui ricorso è stato rigettato dal giudice unico per le pensioni della Corte dei conti.

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