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Cronaca

Per arrotondare facevano i "tassisti abusivi" delle prostitute: clan rinviato a giudizio

Gli imputati sono stati rinviati a giudizio (due hanno invece scelto il patteggiamento). Il processo però si aprirà nel 2019

Donne costrette a vendere il proprio corpo, private di ogni dignità e a volte picchiate. Donne sfruttate per arricchire le tasche di chi-in quelle persone-vedeva solo un corpo per trarne profitto, un modo facile per guadagnare. Un presunto sodalizio criminale che portò a provvedimenti cautelari e misure restrittive nei confronti degli imputati per induzione e sfruttamento della prostituzione.

L'indagine, che prese il nome di "Taxi" e iniziata nel 2013, ha permesso di identificare tutti gli appartenenti al sodalizio del quale hanno ricostruito dinamiche e meccanismi:  le ragazze di origine rumena  venivano fatte prostituire anche Perugia. Per tutti pende l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'induzione al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.

Oggi il gup Giangamboni ha rinviato a giudizio gli imputati (due degli 11 finiti alla sbarra hanno scelto il patteggiamento) e il processo davanti al collegio inizierà nel 2019. Il presunto clan, composto da italiani, romeni e albanesi, avrebbe avuto ruoli ben distinti nella gestione degli affari: c'è infatti chi si sarebbe occupato di collocare le prostitute in luoghi dove avrebbero potuto addescare il maggior numero di clienti, garantendo al contempo la loro "protezione".

Altri invece avevano la figura di "tassisti", ovvero figure che, servendosi delle autovetture a loro in uso, accompagnavano personalmente le prostitute  dalle rispettive abitazioni ai luoghi di adescamento, fornendo loro “generi di conforto” durante il periodo di stazionamento nelle piazzole e percependo il corrispettivo del servizio offerto maggiorata dal costo del viaggio. Come ruolo anche quello di accompagnare sul posto di “lavoro” e di controllare la presenza delle ragazze e lo svolgimento dell’attività di meretricio.

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