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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

I tentacoli della ‘Ndrangheta su Perugia, il maxi processo non sarà trasferito: tutti gli sviluppi

Accolta l'eccezione di nullità avanzata dall'avvocato Giuseppe De Lio e per tre imputati gli atti tornano il procura e si riparte da zero. Il maxi processo rimane a Perugia

E’ tornato di nuovo in aula il maxi processo contro l’Ndrangheta, e che vede 57 persone finite alla sbarra e accusate – a vario titolo -  di associazione per delinquere di stampo mafioso, ricettazione, estorsione, traffico di droga, truffa, usura. Accuse queste, rivolte contro il presunto clan mafioso, partito dall’inchiesta denominata “Quarto passo” e che svelò un dominio n’dranghestista su Perugia.

Il collegio ha rigettato l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dall’avvocato Cristina Zinci, nella scorsa udienza. l’eccezione era stata avanzata in favore del tribunale del Catanzaro, visto che il presunto clan associativo si sarebbe mosso dalle fila di Cirò Marina. Non è stata accolta dai giudici che, dopo aver sciolto la riserva, hanno stabilito l'impossibità di valutarne l'incompetenza allo stato degli atti. 

I tentacoli dell’Ndrangheta su Perugia, tutti i numeri del maxi processo: sarà battaglia dal 2017

Il collegio ha invece accolto l’eccezione di nullità dei capi di imputazione avanzata dall’avvocato Giuseppe De Lio (studio Brusco) e alla quale anche altri difensori si sono associati. Per tre imputati, dunque, gli atti tornano il procura e si riparte da zero. Il legale: “Non voglio rilasciare nessuna dichiarazione in merito, mi limito solo a sottolineare che il mio assistito, che nulla ha a che vedere con il reato associativo, attende che la giustizia faccia il suo corso". Intanto è stata revocata anche una misura cautelare per uno deli imputati. 

Quarto Passo, maxi processo contro l'Ndrangheta al via: in aula è "guerra" contro le parti civili

I numeri dell'inchiesta - La cosca aveva messo le mani su 39 imprese, 106 immobili, 129 veicoli, 28 contratti assicurativi, oltre 300 rapporti bancari e di credito. L'operazione  “Quarto Passo” era riuscita a svelare in che modo le mani della 'Ndrangheta avessero tessuto una stretta rete su tutta la provincia di Perugia, incoronando però il capoluogo umbro quartier generale del clan.

La sede del clan era radicata a Ponte san Giovanni, una organizzazione criminale affiliata alle famiglie di Cirò e Cirò Marina, anche se autonoma e formata da vari calabresi emigrati in Umbria da anni; gli inquirenti hanno "documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive.  Gli imputati sono difesi, tra gli altri,  dagli avvocati: Adorisio, Cozza, Modesti, Modena, Paccoi, Egidi, Schettini, Figoli, De Lio, Zaganelli. La prossima udienza è stata fissata al 3 luglio per le richieste istruttorie. 

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