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Cronaca

Si separano e il marito la licenzia dopo 15 anni di lavoro: "In azienda c'è la crisi"

Cerca di chiedere spiegazioni sia all'ex marito che agli altri soci, ma senza esito

Licenziata dall'ex marito dopo un mese dalla separazione consensuale. Succede anche questo. La battaglia in sede civile è ancora in atto dopo che la difesa della donna (avvocato Maurita Lombardi) ha impugnato il licenziamento dinanzi al giudice del lavoro. Protagonista di questa vicenda è una 48enne del Perugino che si è vista recapitare la lettera di fine rapporto lavorativo dalla stessa azienda che aveva visto crescere, svilupparsi ed accrescere in circa vent'anni di matrimonio con il titolare e rimandendo così senza un lavoro. 

La coppia si sposa negli anni '90; dopo otto anni l'uomo fonda un'impresa individuale che ha sede proprio all'interno della casa coniugale e la moglie inizia la sua esperienza lavorativa come contabile, a titolo gratuito e senza contratto, proprio per aiutare l'attività appena nata. A seguito il titolare insieme ad un socio costitituisce una nuova impresa, lei viene assunta a tempo determinato in qualità di impiegata, fino al 2009, quando il contratto diventa a tempo indeterminato.

Nel 2013, a seguito di un'altra costituenda attività, la moglie continua a prestare servizio, ma a tempo determinato. La nuova società, che conta nove dipendenti, nel 2013 assume un'altra dipendente con la medesima qualifica lavorativa della moglie del titolare, mentre nel 2015, a seguito di una crisi coniugale, i due( la moglie dipendente e il marito titolare) decidono di separarsi per via consensuale. Le condizioni della separazione vengono accettate dalla donna sulla base della permanenza del rapporto di lavoro, ma qualcosa inizia ad andare storto. Già a seguito della richiesta di separazione, i rapporti fra i due coniugi iniziano ad essere meno sereni fino ad arrivare al  2016 con un'amara sorpresa: un licenziamento motivato dalla crisi del settore edilizio.  

Cerca di chiedere spiegazioni sia all'ex marito che agli altri soci, ma senza esito. Insomma, una battaglia civile quella portata avanti dalla donna che, con un figlio adolescente in casa e rimasta a 48 anni senza lavoro, ritendendo il licenziamento discriminatorio "in quanto teso a screditare la dignità della ricorrente in ambito lavorativo", ha fatto ricorso per avere giustizia.  Secondo quanto emerge infatti, la "salute" dell'impresa godrebbe di ottima salute. Dopo aver esperito un tentativo di conciliazione, si torna in aula il prossimo ottobre. 

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