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Cronaca

Processo al Barone, il Pm è sicuro: "Camere a luci rosse". La difesa: "Sono turiste"

Battute finali per il processo che riguarda il notissimo locale il Barone di Perugia. L'accusa alla proprietaria è quella di aver lucrato su un giro di prostituzione con delle ragazze dell'Est. Il tarifario secondo la magistratura inquirente

Per il Pm Casucci il peruginissimo "Barone" non è un albergo con annesso nigth club ma un luogo dove si consumerebbe sesso a pagamento accedendo ad alcune camere della struttura stessa. Per questa ragione - ieri 29 ottobre - ha chiesto tre anni di reclusione alla proprietaria che poco più di un anno fa era stata arrestata durante una inchiesta sulla prostituzione. 

L'ACCUSA - Il Pm Casucci, sulla base delle indagini delle forze dell'ordine, è convinto che operavano diverse ragazze a turno - tutte dell'Est Europeo - con tanto di camera "prenotata" dove accoglievano i clienti: sia su appuntamento o tramite un primo approccio diretto al night club. A supporto di questa tesi la magistratura inquirente ha anche fornito un presunto tariffario: per la prestazione sessuale 150 euro (direttamente alla ragazza), 50 euro sarebbe stati dati all'albergo per l'utilizzo della camera sempre sborsate dai clienti. Casucci ha spiegato inoltre che invece le giovani prostitute dell'Est a loro volta avrebbero versato alla struttura alberghiera 65 euro al giorno per il periodo di permanenza. 

LA DIFESA - Dal giorno dell'arresto della titolare del Barone gli avvocati hanno sempre respinto qualsiasi accusa di sfruttamento della prostituzione. Le ragazze presenti nell'albergo il giorno delle indagini sarebbero state delle turiste. E comunque qualsiasi attività illecita - se realmente avvenuta - non poteva essere conosciuta né tantomeno gestita dai proprietari. 

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