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Cronaca

Fatti e non belle promesse, il grido dall'allarme dei lavoratori della Perugina

La multinazionale in un tavolo confindustriale ha messo nero su bianco un programma dettagliato che va dagli investimenti fino alla internazionalizzazione dell'azienda. Ma i lavoratori vogliono fatti e non solo belle promesse

Buoni propositi, investimenti, nuovi produzioni e internazionalizzazione.  È questo in sostanza ciò che è stato messo nero su bianco su il verbale “partorito” dal tavolo confindustriale con Nestle, giovedì 27 febbraio.

Ma i lavoratori della Perugina chiedono di avere delle certezze, non bastano infatti i buoni proposti a placare gli animi, soprattutto dopo quegli stipendi-acciuga che arriveranno in busta paga. Se da una parte si è riusciti comunque a mettere un punto fermo sugli ammortizzatori sociali, riducendo il numero dei lavoratori interessati e ottenendo una gestione condivisa, che sia attenta alla effettiva rotazione dei lavoratori e delle lavoratrici, dall'altra non è ancora chiaro cosa avverrà sul medio e lungo termine.

“A preoccupare maggiormente è l’immobilismo del management”, come dichiarano Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e Rsu di Stabilimento. “Le lavoratrici e i lavoratori della Perugina pretendono un cambio di passo: va ricostituito quel circolo virtuoso che può consentirci di affrontare con coerenze le sfide che ci attendono. Nelle prossime settimane, valuteremo nei fatti gli impegni presi in ordine alla gestione della Cig e alle reali intenzioni di dar seguito in primis al percorso di internalizzazione, che a nostro avviso deve aver un timing certo e verificabile”.

Prova concreta dell’impegno della multinazionale potrà essere solo la messa in atto di quegli investimenti promessi. Nel frattempo i lavoratori della Perugina hanno voluto ringraziare per bocca del coordinatore della Rsu Michele Greco l'intera collettività che si è stretta intorno alla fabbrica, “abbiamo apprezzato lo striscione della curva nord”, afferma Greco, “perché in coerenza con la storia di quei ragazzi, come l'impegno diretto del sindaco della città”.

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