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Banche in fuga non solo dai piccoli borghi, ma da anche dalle frazioni importanti: il caso Pontevalleceppi

Sindacati lanciano appello al Comune per fare fronte unito: "il fenomeno della chiusura, così come quello dell'apertura delle filiali bancarie, possa essere oggetto di “regolazione" e senz'altro deve essere oggetto della massima attenzione "

"L'annunciata chiusura della filiale di Intesa Sanpaolo a Pontevalleceppi in Perugia pone nuovamente e con forza il problema dell’abbandono e dell’impoverimento del territorio": è quanto si legge nella lettera che i sindacati del settore credito, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil, Fabi e Unisin dell’Umbria hanno indirizzato al Comune di Perugia per chiedere all’amministrazione del Comune di Perugia un incontro urgente per capire quali progetti e azioni intenda mettere in atto a sostegno degli interessi della cittadinanza”. Si chiede chiaramente di "aprire una interlocuzione sulle chiusure delle filiali bancarie insediate nei territori al servizio delle comunità”, a partire dal caso specifico di Pontevalleceppi, coinvolgendo tutti gli attori interessati (comitato cittadino, associazioni dei consumatori, associazioni imprenditoriali, autorità regolatorie, etc.)". 

"Corre l'obbligo evidenziare - si legge nella missiva dei sindacati - che queste imprese private svolgono un servizio pubblico essenziale, sancito addirittura dall'articolato costituzionale (art 47); da tale natura discendono una serie di obblighi e soggezione ad autorità regolatorie e di vigilanza (per citarne alcune Bankitalia-Uif, Antitrust, AGCM etc). Appare di ogni evidenza quindi che il fenomeno della chiusura, così come quello dell'apertura delle filiali bancarie, possa essere oggetto di “regolazione" e senz'altro deve essere oggetto della massima attenzione per l'esecuzione dei compiti assegnati agli intermediari finanziari: sviluppo e legalità”.

I sindacati rimarcano poi che alle "indubbie ripercussioni" sulle comunità interessate si aggiungono quelle relative all'occupazione nel settore sul territorio, "anch'essa indice di qualità del tessuto economico-sociale, effetti finora arginati grazie agli accordi promossi dalle organizzazioni sindacali per evitare anche l'aggravarsi della crisi occupazionale della nostra comunità”. "Le istituzioni che governano comunità e territorio - concludono Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil Fabi e Unisin -  non possono ignorare il fenomeno e devono essere parte attiva per una interlocuzione preventiva, tesa alla ricerca delle più opportune soluzioni a salvaguardia dell'integrità del tessuto economico-sociale che sono chiamate a governare”.

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