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Cronaca

Fare il badante della nonna non è un'attività lavorativa, niente permesso di soggiorno per lo straniero

L'uomo aveva presentato un contratto di lavoro per assistere l'anziana parente, ma non c'era prova dei pagamenti, lo zio datore di lavoro inoltre aveva un reddito troppo basso per versare lo stipendio

Chiede il permesso di soggiorno presentando un contratto di lavoro come badante, ma dalla Questura arriva il rifiuto: non esistono motivi per rimanere in Italia.

L'uomo, cittadino marocchino da circa 20 anni in Italia con regolare permesso di soggiorno per lavoro subordinato, fino all'ottobre 2016. La Questura perugina, infatti, ha ritenuto che l'uomo non svolgesse alcuna attività lavorativa “non risultando veritiero il rapporto di collaboratore domestico indicato nell’istanza in quanto non comprovato (tra l’altro) dai contributi INPS, versati solo fino al 2014” e che “vi sarebbero elementi univoci per desumere la natura fittizia del rapporto di lavoro dichiarato nell’istanza, in considerazione dei particolari legali familiari caratterizzanti il rapporto stesso”.
L'uomo ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo sostenendo che “la posizione previdenziale per gli anni 2015 e 2016 è stata regolarizzata a sanatoria, sì che l’omissione da parte del datore di lavoro non può ricadere sull’incolpevole lavoratore straniero” e che la decisione della Questura non avrebbe “neppure valutati i legami familiari essendo il ricorrente in Italia da circa 20 anni e dunque radicato nel contesto socio economico italiano”.

Secondo i giudici amministrativi “il ricorso è infondato e va respinto” perché “il rapporto di lavoro di collaboratore domestico in questione risulta instaurato tra il ricorrente e lo zio ed ha come oggetto la prestazione di badante in favore della nonna” e i documenti forniti dall'uomo sulla “titolarità attuale di altra proficua occupazione lavorativa”, oltre ad essere “del tutto sfornita di prova” attestano che non svolga l'attività di badante. Lavoro per il quale non è stato fornito “alcun elemento di prova ... in grado di dimostrare la genuinità del rapporto lavorativo, quali buste paga o dichiarazioni di terzi”. Appare anche “inverosimile” che lo zio potesse pagare “come il datore di lavoro” uno stipendio di settemila euro lordi, “disponendo di un reddito lordo annuo di soli 15/17.000 euro lordi annui”.

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