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Cronaca Valfabbrica

Parroco trasferito, scatta la protesta dei fedeli: "Faremo lo sciopero della fede"

Ufficialmente don Raniero, 70 anni tondi tondi, si avvicinerà a casa e dall’inizio del mese prossimo (data presunta del trasferimento) inizierà a prendersi cura della parrocchia del piccolo paese di Purello, verso Gualdo Tadino

Il parroco se ne va e i fedeli sono pronti allo «sciopero della fede». La comunità dei credenti di Casacastalda è decisa a dar vita a una clamorosa iniziativa: se, come ormai sembra inevitabile, don Raniero Menghini sarà trasferito altrove, la stragrande maggioranza degli abitanti del paese (più o meno 750 anime in tutto) è pronta a disertare messe e funzioni religiose. Uno «sciopero della fede» in piena regola, insomma. In fondo anche nelle questioni più «alte» funziona allo stesso modo che con i contratti di lavoro.

In un certo senso anche qui c’è un posto da difendere, quello di don Raniero in parrocchia, e c’è stata una trattativa tra le parti: vescovo di Assisi da una parte (Casacastalda, la frazione più grande del Comune di Valfabbrica, rientra appunto nella diocesi assisana), popolazione dall’altro. Solo che ad un certo punto si è arrivati alla rottura e nemmeno le 630 firme raccolte in paese e presentate a monsignor Domenico Sorrentino hanno fatto cambiare idea al presule. Ufficialmente don Raniero, 70 anni tondi tondi, si avvicinerà a casa e dall’inizio del mese prossimo (data presunta del trasferimento) inizierà a prendersi cura della parrocchia del piccolo paese di Purello, verso Gualdo Tadino. Una decisione che il sacerdote, anche per non creare problemi tra i parrocchiani di Casacastalda e la Curia di Assisi, ha accettato silenziosamente, come nello stile di un parroco ben voluto da tutti e poco incline alla polemica. Il pastore sarebbe dunque disposto a prendere un’altra strada, solo che almeno stavolta il suo gregge non pare così semplice da ammansire. Anzi, le pecorelle sono diventate lupi pronti a digrignare i denti. Lo slogan è chiaro: don Raniero deve restare qui.

«Agli atti – spiegano i parrocchiani – il parroco sarebbe dovuto rimanere a Casacastalda almeno fino al 2018». Monsignor Sorrentino, forte anche della presunta volontà di padre Menghini, ha anticipato di un paio di anni buoni la scadenza. Ma non ha fatto i conti con gli umori della piazza. Gli abitanti si sono organizzati, hanno promosso la raccolta-firme che in meno di una settimana ha avuto un successo ben oltre le aspettative, e poi hanno chiesto un colloquio al vescovo.

«Agli occhi dei delegati – sostengono i parrocchiani – il vescovo è stato però irremovibile. Di fronte a questa intransigenza, la popolazione non nasconde le sue reazioni, presenti e future, unite alla preoccupazione per la gran fiducia che ripone in don Raniero». L’ultima carta da giocare è quella più rischiosa, quasi estrema: in assenza del suo parroco la gente di Casacastalda intende smettere di prendere parte alle messe. E l’intenzione è quella di estendere il singolare «sciopero» anche a Valfabbrica, dove parte della cittadinanza si è mostrata solidale con la protesta scoppiata a Casacastalda.

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