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Quando la tecnologia aiuta il recupero dell'arte perduta. I Carabinieri sono oggi più abili di Sherlock Holmes

Ci fu un tempo in cui i carabinieri (categoria rappresentata al cinema da un Aldo Fabrizi, semplicemente strepitoso) inseguivano, affannati, i malandrini alla Totò. Oggi l’Arma insegue e persegue i ladri d’arte coi mezzi offerti dalla moderna tecnologia. Fino a recuperare antichi e preziosi manufatti, pronti per volare all’estero. È accaduto tempo fa che, per tenerli a bagnomaria, i trafficanti custodissero certi capolavori dentro un pollaio e all’interno di abitazioni private, in attesa del cliente milionario cui smerciarli. Stavolta non gli è andata benissimo, tanto che, con quei reperti sequestrati dai CC e assegnati in  custodia giudiziaria al Manu, è stata allestita una bellissima mostra.

Il frutto di queste indagini e conseguenti recuperi ha costituito, appunto, il nucleo dell’esposizione tuttora in atto, presentata al Museo archeologico nazionale dell’Umbria, “Alla ricerca dell’arte perduta”: una raccolta di materiali archeologici recuperati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Perugia nel corso dell’anno 2016.

L’esposizione, a cura della direttrice Luana Cenciaioli, di Paola Bonacci e Sabina Guiducci, propone proprio quei capolavori. Le opere rinvenute, in tutto 31, rientrano nell’ambito culturale dell’Italia meridionale del IV secolo a.C. Si tratta di statuaria, vasi plastici, ceramica di varie tipologie. Tra i materiali esposti, figura la testa femminile di una statua funeraria, in terracotta dipinta, con diadema e orecchini pendenti dorati (foto in pagina). Rappresenta una giovane donna dal   volto ovale con modellato morbido e sguardo intenso.

L’operazione, per importanza, segue il recupero della famosa Necropoli dei Cacni, intercettata dagli investigatori mentre stavano seguendo un’altra pista nella capitale. La tomba perugina era stata individuata, scavata e depredata, nel corso di lavori edili effettuati all’Elce, in vicinanza della scuola media Leonardo da Vinci, poco sopra il parco Onaosi. Quelle urne, scolpite quasi a tutto tondo, erano decorate in sfoglia oro, trattamento assai raro e costoso, utile a dimostrare l’elevata condizione economica di questa famiglia perugina, vissuta in età etrusco-romana.
 

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