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Cronaca Fontivegge / Via Pallotta

Operazione Pallotta, 7 arresti spaccio e prostituzione: i dettagli

I carabinieri di Perugia mettono fine all'attività di spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione messa in atto da un'organizzazione criminale formata da stranieri

I carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo del comando Provinciale di Perugia, con la collaborazione ed il rinforzo dei colleghi delle compagnie territoriali e dei cani antidroga del Nucleo Cinofili di Bastia Umbra, stanno conducendo dalle prime ore di questa mattina una operazione di polizia con estesi controlli e una decina di perquisizioni domiciliari nei confronti di un gruppo di cittadini stranieri, in prevalenza albanesi ma anche un romeno ed un dominicano, che avevano allestito una efficiente rete di spaccio nella zona di via della Pallotta (da qui il nome dell’operazione).

Delle sette ordinanze di custodia cautelare, sei in carcere ed una agli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Perugia – dott. Alberto Avenoso su richiesta del PM titolare delle indagini, la dott.ssa Gemma Miliani, cinque sono state eseguite nei confronti degli albanesi, S. R., 26 anni, G.G, 29 anni, S.B., 35 anni, del romeno M. V., 29 anni, e del 28enne dominicano C. S. J.C.

Il gruppo aveva realizzato una sorta di radicamento territoriale in un contesto cittadino relativamente ristretto - la zona di via della Pallotta - ma proprio per questo più facilmente controllabile: le centinaia di cessioni documentate nei quasi 5 mesi di attività si svolgevano quasi sempre in quell’area e principalmente nei pressi del supermercato Todis, dell’ex bar Parigi e del bar Boccaccio, del distributore di carburanti.

L’indagine è partita dal mese di marzo 2011 da un sequestro di cocaina operato dai carabinieri di Todi, circostanza nella quale l’acquirente riferiva di aver ricevuto la sostanza “da un ragazzo albanese davanti al bar PARIGI in via della Pallotta”.

Identificato in S. R. lo spacciatore albanese, i carabinieri hanno avviato una complessa, articolata e prolungata attività di indagine, svolta con mezzi tecnici ma anche con numerosissimi servizi sul territorio, che ha permesso di ricostruire con precisione i canali e gli attori dello smercio quotidiano: con modalità sempre diverse e cambiando spesso le utenze telefoniche utilizzate e addirittura l’abitazione che questi si avvaleva di volta in volta.

Per procurarsi la cocaina purissima da tagliare e riversare sulla strada il S.R. era solito rivolgersi a persone di analoga etnia tra le quali il cognato G. G. che, oltre a spacciare per proprio conto in favore di una folta clientela di tossicodipendenti italiani nella zona di San Sisto, lo riforniva periodicamente e con il quale in almeno un paio di occasioni aveva effettuato dei viaggi nella vicina Toscana per acquistare partite di stupefacenti.

L’arresto, il 29 luglio 2011 nei pressi di porta Pesa, del 34enne albanese M.M., ritenuto un rifornitore locale del gruppo, conferma quanto detto riguardo alla purezza dello stupefacente: i 40 g di cocaina sequestrati, suddivisi in otto involucri, presentavano alle analisi di laboratorio un titolo di principio attivo dell’88%.

Gli indagati avevano costituito una efficientissima rete di spaccio a struttura orizzontale e con ruoli intercambiabili che era in grado di piazzare una quantità di droga, stimata sulla base dei sequestri via via effettuati e della frequenza degli incontri registrati tra spacciatori ed acquirenti, pari a circa 100/150 g di cocaina a settimana con un giro di denaro approssimativo di otto/diecimila euro.

 Le conversazioni intercettate riveleranno da subito le condotte di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione da questo poste in essere nei confronti della moglie, della cognata e di altre ragazze di nazionalità romena.

Verrà alla luce una pesante contesto di assoggettamento, fisico e psicologico, attraverso il quale l’uomo mira ad ottenere dalle donne il massimo del profitto realizzabile; le ragazze sono controllate pressantemente: devono informarlo dei guadagni, delle tariffe, del numero e del tipo di prestazioni effettuate, ricevono indicazioni sull’abbigliamento e sul trucco da utilizzare, sui prezzi da pattuire, sulle zone cittadine da battere per attrarre clienti e vengono pesantemente riprese se, a suo giudizio, non si impegnano abbastanza.

Ossessionato dal guadagno, l’uomo progetta di trasferire “l’attività” all’estero in una località ove sarebbero minori i controlli e realizzabili proventi più alti e dove effettivamente si reca con le ragazze nella prima decade di luglio 2011 inducendole anche lì a prostituirsi.

 

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