rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Ponte San Giovanni

Omicidio di via Ricci, Alessandro è stato un vero guerriero: ha smascherato il killer

Il giovane ponteggiano avrebbe lottato con il killer ferendolo alla testa. Quella ferita avrebbe lasciata una scia che ha portato al nome del killer secondo la Scientifica. Tracce di sangue sulle scale e cellulle da sfaldamento sulla pistola. Per gli inquirenti appartiene a Riccardo Menenti

Forse veramente Alessandro Polizzi, il giovane ucciso in via Ricci, era un guerriero. E probabilmente grazie alla sua reazione disperata, per salvare più che se stesso la sua amata Julia, è riuscito lo stesso a sconfiggere quell'avversario mascherato che gli ha sparato un colpo di pistola che gli ha tolto la vita a poco più che vent'anni. Secondo gli inquirenti, in quella lotta impari, è riuscito a ferire alla testa il suo assassino. Forse colpendolo con quella stessa pistola alla fronte.

LE ANALISI DEL DNA DALLA SCIENTIFICA

Una ferita che ha fatto uscire del sangue - ritrovato sulle scale della palazzina - ma che ha lasciato sull'arma (la vecchia Beretta del 1934) anche delle cellule di pelle. Ecco Alessandro, con la sua ultima lotta, avrebbe lasciato in eredità agli inquirenti la firma di quel killer mascherato. Le prove del Dna giunte da Roma alla Procura racconta questa storia.

E in quella palazzina collocano Riccardo Menenti, il padre dell'ex fidanzato di Julia. Il Dna sia sulle macchie di sangue che sulle cellule sarebbe proprio il suo. Sarebbe. Perchè ora tocca ai consulenti di parte cercare di capire se le analisi sono corrette. Riccardo si è sempre detto innocente. Valerio era in Ospedale dove il giorno è stato operato al setto nasale. Esecutore e mandante per gli inquirenti. Il processo ci dirà se è tutto vero. Ma di una cosa siamo convinti: Alessandro Polizzi è stato veramente un guerriero, con pregi e difetti. Come tutti i guerrieri di 20 anni.

LE ACCUSE E LA RICOSTRUZIONE DEGLI INQUIRENTI

LA RICOSTRUZIONE -  La procura perugina ritiene che il movente dell'omicidio e del ferimento della Tosti fossero proprio i dissidi tra Valerio Menenti e la vittima. Legati al loro rapporto con la giovane. Secondo gli inquirenti Valerio Menenti sarebbe stato il mandante dell'aggressione e il padre l'esecutore materiale. La notte del 26 marzo un uomo incappucciato aveva sfondato la porta della casa dove Polizzi e la Tosti stavano dormendo. Il giovane venne ucciso da un colpo sparato con una vecchia pistola Beretta 1934. Arma poi persa dall'omicida, fuggito dopo la reazione da parte di Polizzi (ferito alla testa con uno svita-bulloni metallico così come la fidanzata), ma anche l'intervento dei vicini, e ritrovata nella stessa casa, in via Ricci. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio di via Ricci, Alessandro è stato un vero guerriero: ha smascherato il killer

PerugiaToday è in caricamento