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Cronaca

"Alessandro si è accidentalmente ucciso da solo": ricostruzione choc della difesa nel caso Polizzi

Ad essere chiamato come teste l'esperto in balistica Farneti che ha tentato di ribaltare la tesi accusatoria in aula. Ma la teoria non ha profondamente convinto. Per l'accusa Riccardo Menenti ha sparato per uccidere Alessandro ed ha tentato di farlo anche Julia

Impassibile Riccardo Menenti - accusato di omicidio -  mentre in aula si ripercorre gli ultimi attimi di vita di Alessandro Polizzi. A salire sul banco dei testimoni è l’esperto in balistica forense Martino Farneti. Le immagini si rincorrono una dietro l’altra mentre il tecnico, nominato dalla difesa, tenta di ribaltare la tesi accusatoria. Per il dottore Farneti non sarebbe stato Riccardo Menenti a sparare, ma quel colpo sarebbe partito da Polizzi durante la colluttazione avuta con il suo aggressore.

Ricostruzioni, foto della scena del crimine e immagini che ritraggono il cadavere in  un asettico obitorio. Per Farneti non c’è dubbio: la pistola era in mano a Polizzi e non a Menenti. Quest’ultimo non avrebbe quindi fatto fuoco sul ragazzo, uccidendolo a sangue freddo. In base a quanto ricostruito dal tecnico, i due si trovavano in piedi, quando Alessandro Polizzi si è accidentalmente sparato un colpo. Ad avvalorare questa ipotesi per il dottore Farneti è quella mano destra di Alessandro Polizzi priva di sangue all’interno del palmo. “Vedete – spiega in aula il tecnico – la parte pulita testimonia che Polizzi aveva in mano la pistola ed è per questo che quella specifica parte non presente tracce di sangue”.

Basandoci, quindi, sulla teoria di Farneti, quella tragica notte Riccardo Menenti sarebbe entrato nell’appartamento. Una volta scoperto, sarebbe iniziata un’accesa colluttazione con Alessandro Polizzi che, nell’intento di respingere il suo aggressore che lo stava tentando di colpire con un oggetto contundente, si sarebbe accidentalmente sparato.

Le domande dei pubblico ministero Antonella Duchini e Gemma Miliani distruggono pezzo per pezzo la teoria dell’esperto in balistica. Sono, infatti, troppe le domande che rimangono senza risposta. Come è possibile che vi fossero macchie di sangue nel cuscino se Alessandro si trovava in piedi? Inoltre il medico legale che effettuò l’autopsia sul corpo del giovane riscontrò che quella dinamica era assolutamente da escludere, perché la spalla sinistra non presentava nessuna frattura.

A intervenire anche gli avvocati di parte civile. E’ il legale  Nadia Trappolini a far notare che “è alquanto improbabile che Riccardo Menenti abbia tentato di aggredire con un piede di parco Alessandro con la mano sinistra come ricostruisce il tecnico, perché è ben noto che Menenti è destroide e non mancino”. Ma c’è di più, perché per l’avvocato Trappolino che “Alessandro non avesse in mano la pistola è abbastanza scontato, dato che anche l’altra mano appare  avere il palmo totalmente privo di tracce di sangue”. Un’udienza accesa quella di oggi, durante la quale la difesa ha tentato di cambiare le carte in tavola e volendo fino alla fine rendere verosimile la versione di Menenti, secondo la quale quella pistola era di Alessandro e non la sua e che non fu lui a uccidere il giovane.

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