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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Madonna Alta / Via Ettore Ricci

Omicidio Polizzi, registrazioni shock in aula: la disperazione e l'impotenza di Julia

Terza udienza sull'omicidio di Alessandro Polizzi, il giovane che venne ucciso nell'aprile del 2013. Presenti in aula Valerio e Riccardo Menenti. Ascoltato in aula il capo della Squadra Mobile, Marco Chiacchiera

Le foto si susseguono una a una. Il corpo di Alessandro Polizzi è disteso per terra privo di vita. Intorno una pozza di sangue. Dietro al corpo, la porta della camera aperta. Braccia incrociate e volto corrucciato per  Riccardo Menenti, accusato di essere l’assassino del giovane 22enne che venne ucciso nell’appartamento di via Ettore Ricci l’aprile del 2013. Guarda invece le immagini in silenzio, Valerio Menenti, figlio di Riccardo, imputato nel processo come protagonista in concorso morale. Entrambi sono, infatti, presenti in aula e seguono la testimonianza del capo della Squadra Mobile di Perugia, il dottore Marco Chiacchiera, da dietro le sbarre della celletta in aula degli Affreschi.

“C’erano fazzoletti sporchi di sangue fuori dalla palazzina”. Il racconto del capo della Squadra Mobili inizia così. Ogni dettaglio è fondamentale. Ogni dettaglio serve a ricostruire il puzzle della notte in cui il giovane Polizzi perse la vita e la fidanzata Julia Tosti venne, invece, gravemente ferita. “Sulle scale – spiega Chiacchiera – erano, invece, presenti delle gocce di sangue, prontamente repertate dalla Polizia Scientifica che ha eseguito un lavoro impeccabile”.

L'AUDIO DELLA TELEFONATA DI UN VICINO DOPO L'AGGRESSIONE

Registrazioni in aula - La giovane chiama il 118. Gli urli sono terrificanti. Piange e chiede aiuto: "Correte, correte. Ha solo 22 anni (parla di Alessandro Polizzi, ndr.)". Il personale del 118 non riesce a comprendere cosa stia accadendo. La telefonata si interrompe. Passa qualche secondo e richiamano immediatamente. La voce di Julia Tosti è invasa dal terrore, non si comprende bene cosa stia dicendo.

Ma chi chiamò la polizia quella tragica notte? La chiamata arriva al 113 precisamente alle 3.07 e 7 secondi. Dall’altro capo del telefono è Nucciarelli, il vicino di casa della coppia che, “svegliato dalla moglie – spiega il capo della Squadra Mobile –decide di allertare le Forze dell’ordine”. Una lunga chiamata, fatta ascoltare oggi, 3 luglio, in aula, durante la quale l’uomo spiega fin nei minimi dettagli cosa sta accadendo.

Macabra atrocità – Nucciarelli si fa coraggio e sale le scale fino al piano di sopra. Vede delle macchie rosse a terra e scende nuovamente di corsa. “C’è sangue, c’è sangue”, dirà poi al poliziotto. Non è però presente sulla rampa che collega i due pianerottoli quella impronta di scarpa (di sangue) che permetterà poi di individuare nella figura di Riccardo Menenti il killer del giovane Polizzi. L’assassino, quando Nucciarelli va a controllare, è, infatti, ancora all’interno dell’abitazione. Una manciata di minuti dopo e  la figlia del vicino di casa vedere scendere il killer con in mano un arnese in ferro e cioè la chiave inglese con cui ha colpito più volte Julia Tosti.

Attimi di trambusto in cui Nucciarelli al telefono tenta di spiegare ogni cosa all’agente. In sottofondo si sente il pianto ininterrotto della giovane. Un’intercettazione scioccante, durante la quale si comprende già chi sono le vittime di quell’aggressione compiuta a sangue freddo. I nomi di Julia Tosti e Alessandro Polizzi vengono ben scanditi e da parte dell’agente parte subito la richiesta al Ministero degli Interni per comprendere chi sia la vittima dell’omicidio.

La Scientifica è ben presto sul posto e ogni cosa viene repertata nei minimi dettagli, non lasciando nulla al caso. Ad essere immediatamente trovata è la pistola, una Beretta modello 1934, che l’assassino nella colluttazione deve aver perso, abbandonandola sotto il tavolino d’ingresso. Troppo difficile , infatti, da ritrovare al buio. Il killer molto probabilmente ha capito di aver fatto trambusto e che il tempo a suo disposizione è limitato. Ammazza così Polizzi, ferisce Julia con un colpo al braccio, e fugge. Percorre un pezzo di via Ettore Ricci e sparisce davanti agli occhi della figlia di Nucciarelli, introducendosi in via Caprera. Riccardo e Valerio Menenti verranno arrestati l’11 aprile dello stesso mese.

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