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Cronaca

Omicidio Polizzi, il processo: urla, insulti e tanta rabbia contro i Menenti

E' inizato oggi, 15 maggio, il processo che vede come imputati Valerio e Riccardo Menenti, il padre e figlio accusati dell'omicidio di Alessandro Polizzi. Lunga lista di testimoni presentati dalla difesa

Julia Tosti scoppia in lacrime. Lo sguardo dei due si incrocia una sola volta nell’aula A del tribunale di Perugia in via XIV Settembre. Sono gli occhi di Valerio Menenti a non mollare. Accanto al figlio, il padre Riccardo. Rimangono in piedi per la maggior parte del tempo, durante la prima udienza che si è tenuta oggi, 15 maggio, davanti alla Corte d’Assise di Perugia.

In aula il clima è teso e quando Riccardo Menenti viene scortato nella cella, dove il figlio ha già preso posto per presenziare al processo, il padre di Alessandro urla: “Salutalo pure quel figlio di puttana”. Il grido di rabbia destabilizza tutti, guardie comprese, che si schierano immediatamente davanti alle sbarre dove sono rinchiusi i due, accusati di avere ucciso il giovane Alessandro che ha perso la vita a seguito di un colpo di pistola lo scorso aprile.

A prendere la parola il legale di Valerio, l’avvocato Manuela Lupo: “Il mio assistito si trova rinchiuso in carcere per un capo d’imputazione assolutamente inesistente. Non si capisce, infatti, quale ruolo realmente abbia sull’intera vicenda Valerio ed è per questo che noi legali non sappiamo assolutamente da cosa dobbiamo difendere l’imputato. All’inizio – continua il legale – appare come mandante dell’omicidio, ma poi sparisce completamente questa accusa”.

L’aula è completamente in silenzio, ma la tensione aumenta quando entra il padre di Julia Tosti, la ragazza che in quella notte rischiò la vita. “Non ce la faccio ad assistere, devo uscire”. A prendere la parola il procuratore aggiunto, titolare delle indagini, Antonella Duchini: “Vorrei ricordare alla difesa che se leggiamo il capo d’imputazione le condotte di entrambe sono ben specificate. Per Valerio vige, infatti, la condotta di concorso morale, essendo proprio lui il movente dell’omicidio per quelle tre aggressioni avvenute prima che Alessandro Polizzi venisse ucciso”.

La famiglia Polizzi rimane in disparte. Il fratello ha in mano il rosario, ma sono proprio loro a non consentire le riprese dei loro volti straziati dal dolore della perdita. A opporsi alle telecamere anche il pm Antonella Duchini: “Non vogliamo che questo processo diventi un talk show, chi vuole presenziare può venire alle udienze. Tengo all’incolumità dei giovani che testimonieranno in questa aula e mi auguro che il clima possa essere il più sereno possibile, anche date le circostanze”.

La Corte d’Assise si riunisce in camera di consiglio insieme ai giudice popolari per decidere preliminarmente la nullità del capo d’imputazione perché, secondo la difesa, è generico in ordine al ‘ruolo’ avuto da Valerio Menenti. È il Giudice Gaetano Mautone, a parlare rigettando la richiesta, perché “il giovane è concorrente morale, essendo desumibile il contesto in cui si è agito”.

Lunga, invece, la lista dei testimoni richiesti dal pubblico ministero che elenca immediatamente i nomi delle parti civili coinvolte e quindi quello di Julia Tosti e dei familiari, insieme a quelli dei genitori di Alessandro Polizzi e del fratello. Saranno inoltre sentiti i dirigenti della Questura di Perugia che hanno condotto le indagini, insieme alla Scientifica e ai medici che hanno operato la Tosti. Sul banco dei testimoni saliranno anche i vicini di casa, l’amministratore del palazzo in via Ettore Ricci, dove è appunto avvenuto l’omicidio, gli amici di Valerio Menenti, Julia Tosti e Alessandro Polizzi, che come tiene a specificare il Pubblico Ministero, appartenevano tutti allo stesso ambiente.

Sarà inoltre sentita la madre e moglie di Valerio e Riccardo Menenti che, secondo la legge, può anche avvalersi della facoltà di non rendere testimonianza. La donna è, infatti, già iscritta sul registro degli indagati per avere rilasciato falsa testimonianza nell’interrogatorio effettuato dalla dottoressa Duchini. Il Pm ha, infine, richiesto di ammettere come prove istruttorie: l’analisi del piede di porco con cui, secondo l’accusa, venne colpito lo steso Polizzi, le intercettazioni, i video della sorveglianza del Santa Maria della Misericordia, dove apparirebbe la notte del delitto, tutta la famiglia Menenti.

I fatti - “Non volevo uccidere”, disse all’epoca lo stesso Riccardo Menenti, ma secondo il pm Antonella Duchini, fu proprio lui a portare la pistola in quella casa di via Ettore Ricci, come testimoniano i risultati delle indagini svolti dalla scientifica.  L’omicidio avvenne nella notte tra il 25 e il 26 marzo scorso. Secondo la procura Riccardo Menenti, 54 anni e padre di Valerio, entrò dentro l’appartamento uccidendo con un colpo Alessandro Polizzi e ferendo a una mano Julia Tosti, ex fidanzata di Valerio, con un piede di porco che avrebbe utilizzato anche per entrare nell’appartamento. Dalle indagini l'omicidio sembrerebbe avere come movente dei dissapori sentimentali.“

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