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Cronaca

Omicidio Polizzi, la difesa di Valerio Menenti prende le distanze dal padre e chiede l'assoluzione

L'avvocato Manuela Lupo: "Questo ragazzo è un innocente, chiedo per lui un assoluzione piena"

“Chiedo l'assoluzione piena, perché questo ragazzo è un innocente”. La frase dell'avvocato di Valerio Menenti, il giovane accusato insieme al padre di aver ucciso Alessandro Polizzi, arriva dopo un'arringa durata ben due ore e mezzo. Cambia la posizione di Valerio, cambia anche in virtù di un netto mutamento di strategia difensiva da parte dell'avvocato Manuele Lupo che prende le distanze dal padre del giovane tatuatore, affermando con l'indice puntato verso Riccardo Menenti: “Eccolo un colpevole, ce l'avete. Perché volete strafare?”. Ed è questo il punto della questione: Valerio fu il mandante dell'omicidio?

L'aria nella sala Affreschi della Corte d'Appello di Perugia è tesa, il legale Munuela Lupo tenta di smontare la tesi accusatoria in ogni suo punto debole, soffermandosi pazientemente anche sulle motivazione della sentenza di primo grado che hanno portato a condannare a 27 anni di carcere il giovane Valerio.

Le dichiarazioni di Riccardo Menenti in aula

Concorso Morale – Stando alla sentenza di primo grado Valerio commise il delitto in concorso con il padre perché movente dell'omicidio. “Può una persone che è semplicemente la causa di quello che è successo essere colpevole della condotta criminosa di un'altra?”. Ed è su questo punto che l'avvocato Lupo si appella al buon senso della Corte. Per lei come causa non regge, come non regge il fatto che Valerio Menenti aiutò il padre fornendogli un alibi. “Quale alibi?”, chiede in aula “il fatto di aver detto che si trovava al casale di Todi con la madre? E me lo chiamate un alibi questo? A forse detto che si trovava con lui? Che lo ha visto? Ha semplicemente riferito ciò che gli ha detto Riccardo Menenti”.

Le denunce - Ci sono poi quelle tre denunce emesse prima che si consumasse la tragedia: “Il mio assistito non ha avuto bisogno di recarsi dalle forze dell'ordine, le denunce partirono automaticamente perché le lesioni erano così gravi da non aver bisogno di farlo autonomamente. E questo – sottolinea l'avvocato difensore – starebbe a significare che Valerio ha preferito farsi giustizia da solo? Che non ha mosso un dito perché non aveva fiducia nella giustizia? Ma se c'erano le denunce”. Per l'Accusa inoltre Valerio si sarebbe fatto picchiare davanti al Rework per fornirsi un alibi, ma anche in questo caso per l'avvocato la ricostruzione è illogica è forzata: “Lui poteva prevedere di essere picchiato? Si sarebbe quindi fatto massacrare di botte per farsi ricoverare in ospedale?”.

Intento omicida – Valerio Menenti è realmente quella mente criminale che ci è sempre stata descritta? Per l'avvocato Lupo “no”. “Ammesso e non concesso – sottolinea in aula - che Valerio abbia effettivamente detto a Sara Moscetti (cliente di studio, ndr.) 'pago 100 euro a un albanese e lo faccio fuori' si può dire che sia stato effettivamente fatto? Valerio Menenti è in concorso con un albanese? In quella sedia c'è seduto suo padre, non un albanese”. C'è poi Michael Gubbiotti (per l'Accusa amico fraterno di Valerio, ndr.) che disse, sentito dal pm, “Valerio si era stufato di questa situazione”. Ma la testimonianza del giovane va avanti. “Gli parlò di terze persone?” chiese all'epoca la Duchini, il giovane prima rispose che Valerio gli disse che avrebbe pagato un albanese e subito dopo ammise che sarebbe intervenuto il padre. Ma la vera domanda è Michael Gubbiotti era veramente amico fraterno di Valerio? Per il legale Lupo anche questo non può essere assolutamente vero: “E' lo stesso testimone a dichiarare che Gubbiotti e Menenti non si parlarono per un lungo lasso di tempo, perché lui si era fidanzato con Julia Tosti. Ripresero i rapporti solo quando i due si lasciarono”.

La posizione di Julia - La Lupo la descrive come una giovane poco attendibile, in preda a riaquisizione di memoria tardiva. “Ci sono troppi punti che non tornano”, afferma in aula il legale. “Dalle chiavi date a Valerio, fino al racconto dei maltrattamenti. Vorrei ricordare a tutti che fuori dal Rework fu proprio la stessa Julia insieme a Polizzi e ad altre persone a picchiare Menenti”.

La richiesta di assoluzione - “Vi chiedo l'assoluzione per Valerio- - conclude la Lupo - Non ci sono vie residuali, Valerio Menenti è innocenti. È successa una cosa molto brutta e lui ne è consapevole. Per lui è doppiamente brutta scoprire e sapere che in questa cosa c'entra il padre. Chiedo l'assoluzione per i maltrattamenti e per il tentato omicidio che non può essere configurato come tale”.

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