Perugina, nasce il comitato extra-sindacato: "Stop ai tagli"
Non molti in verità hanno risposto all'appello proveniente da alcuni operai ed ex dipendenti, comunque il comitato è stato formato e chiede certezze sul futuro dell'azienda
Per il momento è solo un piccolo embrione di un comitato di dipendenti, famigliari ed ex lavoratori dello stabilimento Perugina di San Sisto che hanno deciso. oggi pomeriggio in una sala di Palazzo Cesaroni, di dare il proprio contributo alla vertenza sollevata dai sindacati contro la sola politica dei tagli portata avanti da Nestlè che dal prossimo anno non produrra neanche più per il marchio Motta ceduto ad altri competitors.
Per i partecipanti all'assemblea costituente del comitato - una ventina in tutto, politici di Prc, Idv e Sel compresi - la sbandierata proposta di assumere part-time i figli dei lavoratori a condizione che questi rinuncino al 25 per cento delle ore e quindi dello stipendio, sarebbe soltanto uno specchio per allodole per continuare in realtà a tagliare sui costi del personale e della produzione. "Lo sanno benissimo i vertici di Nestlè - hanno spiegato gli intervenuti all'assemblea - che sono una trentina quelli che potrebbe far assumere il proprio figlio visto che l'età media del migliaio di dipendenti rimasto si avvicina soltanto ai 40 anni. Nel 1997 fecero un accordo con i sindacati per svecchiare l'azienda mettendo in campo pre-pensionamenti. La verità è che dietro questa proposta c'è un doppio fine: quello di ridurre a 36 ore lavorative spalmate dal lunedì al sabato (il famoso 6 per 6)".
Preoccupazione anche per il blocco dei contratti degli stagionali (già in calo nel numero da quest'anno) e per la disdetta dell'accordo con Euroservice che ha di fatto messo sulla strada oltre 40 dipendenti. Il Comitato vuole tenere unite le vertenze Perugina ed Euroservice mettendosi a disposizione dei sindacati di categoria in prima linea sui due fronti. Gli intervenuti hanno denunciato anche la strozzatura provocata da Nestlè sull'indotto locale: "Gli appalti esterni e di trasporto sono affidati ad aziende di fuori regioni": questo è stato il grido di allarme.
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