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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Lascia il lavoro e si chiude in casa per evitare l'ex violento che la perseguita al telefono e con appostamenti

L'uomo sotto processo per stalking dopo aver violato il divieto di avvicinamento alla donna imposto dal giudice

Un 35enne perugino, difeso dall’avvocato Francesco Cinque, è finito davanti al giudice del Tribunale penale di Perugia con l’accusa di aver perseguitato la ex fino a provocarle uno stato di ansia così forte che la giovane si è chiusa in casa e si è licenziata, pur di non uscire e trovarselo di fronte.

Secondo la Procura di Perugia, che aveva chiesto e ottenuto un divieto di avvicinamento alla persona offesa, l’imputato avrebbe inviato un messaggio alla ex, il 1° novembre del 2023, intimandole di rispondere “altrimenti avrebbe provocato un disastro di quelli atomici … e un bordello di quelli che manco ti rendi conto” affermando di essere pronto a distruggere tutto”.

Il giorno dopo le avrebbe mandato un altro messaggio scrivendo “stasera no, ma tanto non vai da nessuna parte, sappi … sai cosa il disastro … sappi che non sarà facile … sai come sono e quello che voglio … sono pronto a distruggere tutto … occhio”.

Poche ore dopo avrebbe ribadito “dinanzi al padre” della ragazza e a una pattuglia dei Carabinieri da li chiamata “la propria volontà di nuocerle”.

Non demordendo dai suoi intenti, l’imputato si sarebbe recato presso il negozio dove lavorava la ex “allo scopo di incontrarla e stazionando ivi in attesa dell’arrivo della stessa, fino all’intervento delle forze dell’ordine”.

Alla fine della giornata del 2 novembre l’avrebbe contattata utilizzando il cellulare di un amico e proferendo la frase “pensi che sia finita qui?”.

Il giorno dopo la giovane avrebbe ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto che riportava il testo “sono un amico di … (l’ex fidanzato, ndr) mi ha chiesto di scriverti che sta venendo a prenderti”.

La Procura di Perugia contesta all’imputato anche di aver posto in essere “vari tentativi di contatto telefonico di cui la persona offesa impediva l’esito bloccando l’utenza”, di avere avvicinato la ex in un bar “al fine di colloquiare con la stessa” e di essersi recato sotto casa di lei “azionando il campanello del portone” per convincerla a parlare con lui. Comportamenti che l’imputato avrebbe tenuto anche dopo aver ricevuto l’ordine del giudice di non avvicinare la donna.

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