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Cronaca

A Perugia i migranti diventano agricoltori e formano una coop sociale: la Curia cede i campi incolti

Il progetto finalizzato all'integrazione per dare un futuro in Italia o al loro Paese ai giovani ospiti in Umbria. La benedizione del Cardinale: "Un dovere accogliere ed integrare"

Delle salse esotiche ma i cui prodotti sono coltivati direttamente negli orti urbani della Curia. Una cooperativa sociale per venderli (con un discreto successo). Ben 15, tra ragazzi e ragazze migranti, che dopo anni di inattività hanno lavorato sodo e imparato i rudimenti per diventare dei piccoli agricoltori. Sono questi gli ingredienti di un progetto finalizzato all'integrazione promosso dalla Ong Tamat e dalla diocesi di Perugia. I 15 migranti hanno potuto coltivare gli appezzamenti di terra - fino a poco tempo fa incolti - del complesso perugino di Montemorcino. In questi terreni è stata introdotta anche una pianta tipica dell'Africa: l'okra, un ortaggio, dal sapore delicato, perfetto per fare salse.

 “La sperimentazione – ha spiegato il coordinatore del progetto Domenico Lizzi – ha avuto un esito positivo con un ricco raccolto che ci ha permesso di trasformare il prodotto e realizzare salse che stanno riscontrando un buon successo commerciale. L’obiettivo è ora quello di riuscire a rendere sostenibile economicamente il progetto, anche dando vita a una cooperativa autonoma, e magari fare in modo che chi vuole tornare nel proprio Paese possa avviare una start up innovativa grazie alle conoscenze che ha appreso qui”. Uno degli obiettivi di Tamat è quello di favorire anche il rientro volontario dei migranti per poter avviare delle attività agricole nel proprio Paese.

Il cardinale Bassetti, "benedendo" il progetto, ha ribadito l'importanza sociale ed etica di favorire l'integrazione. “Questi ragazzi sono stati tanto tempo senza lavorare e ora stanno rinascendo perché l’uomo trova la propria dignità anche nel lavorare – ha sottolineato il Cardinale Gualtiero Bassetti –. Riuscendo a valorizzare le loro colture dimostriamo che l’integrazione è un vantaggio per tutti. Nessuno è autosufficiente, né l’Italia né l’Europa: Dio ha creato un bel mappamondo proprio perché ci integrassimo tutti. Accogliere senza integrare vorrebbe dire condannare gli altri a essere sempre in uno stato di inferiorità”. 


 

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