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Cronaca

Capi e Colleghi "crudeli": deriso, umiliato e isolato per il suo accento meridionale e per la sua "sensibilità". Sette indagati

La chiusura delle indagini (415 bis) è stata notificata nei giorni scorsi per la responsabile del personale dell’azienda, di un altro responsabile di reparto e di altri cinque colleghi

Deriso, minacciato di licenziamento, e continuamente offeso. E’ la vicenda avvenuta in una azienda del perugino e che vede sette indagati accusati di maltrattamenti nei confronti di un collega e dipendente. La chiusura delle indagini (415 bis) è stata notificata nei giorni scorsi per la responsabile del personale dell’azienda, di un altro responsabile di reparto e di altri cinque colleghi.

In particolare, secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore Valentina Manuali, l’uomo sarebbe stato oggetto di scherno, isolato e “punito”, preso in giro per il suo accento meridionale e “accusato” di avere un atteggiamento effeminato.

La responsabile, secondo la procura, lo avrebbe minacciato di licenziamento qualora non fosse stato più in grado di fare le consegne dopo l’infortunio sul lavoro (nonostante avesse un contratto a tempo indeterminato come portalettere). L’avrebbe diffamato con epiteti quali “matto” e “cretino”, per poi farlo trasferire in una sezione distaccata “privo di mansioni, al fine di farlo lavorare in “condizioni di totale isolamento ed emarginazione”.

Avances sessuali e condotte vessatorie Il responsabile di reparto invece, gli avrebbe fatto delle avances sessuali “chiedendo di fare sesso con lui pena il licenziamento”, appellandolo con epiteti offensivi e minacciandolo di sostituirlo con un altro collega. E ancora, lo avrebbe costretto a percorrere chilometri sotto la pioggia e con il freddo in zone impervie con il motorino al posto dell’auto, dando disposizioni, dopo il suo trasferimento nella sede distaccata dell’azienda , che non gli venisse affidato nessun lavoro. I vari episodi contestati risalirebbero a un arco temporale che va dal 2010 al 2015.

Gli altri dipendenti indagati, complici di quel clima dispotico nei confronti del collega,  avrebbero cavalcato l’onda dei “capi”. Ma ciò che può essere, alla parvenza, solo una battuta sul proprio accento, avrebbe nascosto insidie ben più gravi. Atteggiamenti volti a prendere in giro il suo orientamento sessuale, parole forti dirette a colpire fino in fondo la sua natura, non avrebbero fatto altro che aggravare il suo stato d’ansia e timore verso quell’ambiente di lavoro ostile. Le indagini coordinate dalla procura e portate avanti dai carabinieri dell’ispettorato del lavoro sono riusciti a portare a galla tutta la vicenda.Gli indagati - difesi dagli avvocati: Giuseppe Congiunti, Gennaro Esibizione, Aldo Poggioni, Massimo Lipparini, Maria Bruna Pesci, Marco Gentili - sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari,  giunti alcuni a  sanzioni importanti come il licenziamento.

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