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Cronaca

Obbliga la moglie musulmana a mangiare carne di maiale e a vestire abiti succinti: a processo

L'ex marito a processo per maltrattamenti in famiglia per aver costretto la donna ad andare in chiesa, mangiare una sola volta al giorno e a vestire con tacchi alti e abiti provocanti

Maltrattamenti in famiglia e minacce. Con questa accusa, un italiano di 57 anni è finito a processo dinanzi al giudice Pazzaglia. Ma la vicenda, che ha preso piede nel 2011 con tanto di richiesta di rinvio a giudizio del sostituto procuratore Antonella Duchini, poi accolta dal gup, racconta di una spaccato di vita quotidiana fatto di violenze e vessazioni da parte dell’imputato nei confronti della moglie musulmana.

Secondo il capo d’imputazione formulato dalla procura, il marito, “mediante ripetute percosse”, avrebbe obbligato la donna ad andare in chiesa e a mangiare carne di maiale (nonostante lei professasse un’altra religione che di fatto, le avrebbe impedito tutto questo). Non solo, L’avrebbe obbligata a mangiare una sola volta al giorno, impedendole di portare gli occhiali, insultandola e obbligandola a vestire “abiti succinti e scarpe con il tacco alto”.

Una volta che la moglie si sarebbe rifugiata in casa di un’amica, l’imputato – insieme a suo padre – si sarebbe introdotto all’interno dell’appartamento, tanto da prendere a pugni con violenza la porta della camera che lei aveva chiuso per sfuggire all’uomo. Non contento, l’avrebbe anche minacciata di morte, fino alla denuncia e all’inizio del procedimento penale contro l’ex marito.

La donna frattanto si costituita parte civile con gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, e il processo, che è ripreso ieri in aula con l’ascolto di alcuni testimoni (i vicini di casa dell’epoca in cui i due coniugi vivevano insieme), è stata rinviato al prossimo marzo per completare l’istruttoria dibattimentale. L’imputato è difeso dall’avvocato Romoli. 

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