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Cronaca

Cinque anni di inferno al lavoro: insultato, umiliato e molestato. Ora però tremano capi e colleghi

Vessazioni di ogni tipo, maltrattamenti e discriminazioni per il suo orientamento sessuale. Tutto questo, in un ambiente di lavoro che vittima e presunti carnefici condividevano

Vessazioni di ogni tipo, maltrattamenti e discriminazioni per il suo orientamento sessuale. Tutto questo, in un ambiente di lavoro che vittima e presunti carnefici condividevano. Un ambiente che per sua stessa natura dovrebbe essere neutrale e senza pregiudizi di nessun tipo. Ed è per questo che la procura che ha coordinato le indagini contesta – a vario titolo – a sette tra dipendenti e responsabili di un’azienda nel perugino il reato di maltrattamenti e stalking nei confronti dell’ex dipendente, che questa mattina si è costituito parte civile con l’avvocato Rita Urbani.

Il gup Piercarlo Frabotta ha disposto per sei imputati il rinvio a giudizio, mentre un altro ha scelto di patteggiare a un anno e due mesi con pena sospesa. La prima udienza dinanzi al giudice monocratico è stata fissata al prossimo 11 marzo e sarà il dibattimento a stabilire le presunte responsabilità o meno degli imputati. 

Cinque anni d’inferno, dal 2010 al 2015, quelli tratteggiati dall’ex dipendente che sarebbe stato anche trasferito in una sezione distaccata e lasciato privo di mansioni, con l'obiettivo di farlo lavorare - ha sostenuto l'accusa nella richiesta di rinvio a giudizio - "in condizioni di totale isolamento ed emarginazione".  Complice un clima “dispotico” nei suoi confronti, sarebbe stato oggetto di scherno per il suo accento meridionale e “accusato” di avere un atteggiamento effeminato, preso in giro dai colleghi e apostrofato con con epiteti quali “matto” e “cretino”.

 Ma il dipendente, secondo l'accusa, avrebbe anche ricevuto avances sessuali “pena il licenziamento” da parte di un responsabile, oppure costretto a percorrere chilometri sotto la pioggia e con il freddo in zone impervie con il motorino al posto dell’auto. Le indagini coordinate dal pm Valentina Manuali  e portate avanti dai carabinieri dell’ispettorato del lavoro sono riusciti a portare a galla la vicenda. 

Ammessa anche la costituzione di parte civile dell'associazione Omphalos LGBTI, presieduta dall'attivista Stefano Bucaioni: "Credo sia importante e rientra tra l'altro  nei nostri obiettivi, scendere in tutte le sedi possibili compresa quella dei tribunali per sostenere chi è stato vittima di omofobia, transfobia e mobbing. E' un segnale di vicinanza e sostegno contro le discriminazioni ed è già il secondo caso che viene ammessa la costituzione di parte civile dell'Associazione. L'azione e la presenza, anche in questa sede, è un ulteriore strumento per 'denunciare' episodi gravi di discriminazione". 

Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati: Massimo Lipparini, Aldo Poggioni, Marco Gentili, Gennaro Esibizione. Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Rita Urbani e Sashia Soli per l'Associazione Omphalos LGBTI. 

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