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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Madonna Alta

Umbria e Mafia, l’isola felice che non c’è

Si è svolto giovedì sera l'incontro a Madonna Alta, nella città di Perugia, per parlare di infiltrazioni mafiose in Umbria, promosso dal circolo Arci Island

A Perugia, presso il circolo Arci Island di Madonna Alta, si è tenuto un incontro promosso dalla rete civica Info404.net per parlare di Mafia in Umbria, dal titolo: “Umbria e Mafia, l’isola che (non) c’è”. A partecipare all’incontro, Gaetano Alessi, giornalista e autore del libro sulla vita di Vittoria Giunti, primo sindaco donna in Sicilia e fervida attivista contro il sistema mafioso siciliano.

Un esempio di etica e partecipazione attiva. Così Alessi definisce la sua personale esperienza con Vittoria Giunti, primo cittadino di Santa Elisabetta che, durante il periodo post bellico fu componente di diverse commissioni nazionali all’interno della Costituente, tra cui quella per il voto alle donne.

La sua esperienza di vita è stata da esempio per un gruppo di giovani volontari siciliani, che negli anni sono riusciti a informare e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della mafia. Attraverso la creazione di un giornale indipendente (AdEst – ndr.), supportato dalla stessa Giunti, questo gruppo di volontari, tra cui lo stesso Alessi, è riuscito a rompere quel muro di omertà cercando raccontare tutti i legami che intercorrevano tra la politica e la mafia in Sicilia. Dopo l’esperienza siciliana, Alessi si trasferisce in Emilia Romagna.

Qui esporta quel metodo collaudato in anni di battaglie per la legalità. “In Emilia Romagna – afferma Gaeatano Alessi – la parola Mafia non esisteva affatto fino a qualche anno fa”. Attraverso una coraggiosa campagna d’informazione, si è raggiunto un primo obiettivo riuscendo a far riconoscere alle istituzioni della Regione l’esistenza del problema mafioso. Anti.mafia sociale è il termine utilizzato da Alessi per descrivere il suo impegno civile nel combattere il radicamento mafioso nelle altre regioni italiane.

L’attuale procuratore capo di Terni, Fausto Cardella, nel 1994 definì l’Umbria un “covo freddo” della criminalità organizzata. Oggi, a quasi diciotto anni da quella dichiarazione, la situazione in Regione, per quanto riguarda i fenomeni mafiosi resta ancora preoccupante, come sottolinea Salvatore Lo Leggio, direttore del mensile Micropolis.

Lo Leggio, siciliano trapiantato in Umbria, fu caro amico di Peppino Impastato e con lui partecipò attivamente alle campagne contro il fenomeno mafioso siciliano negli anni ’70: “La Mafia è cosa diversa dalla comune criminalità, è un fenomeno che cerca in tutti i modi di arrivare al potere, sia politico sia economico”. Lo Leggio ricorda un episodio della vita di Impastato: “Dopo una riunione con alcuni esponenti politici locali, Peppino mi disse che forse il socialismo avrebbe cancellato la Mafia in Sicilia, ma così non fu”.

Arci Madonna Alta, incontro sulla Mafia



Al dibattito è intervenuta anche l’avvocato Emma Contarini, consulente legale per Legambiente e curatrice del dossier sulle ecomafie in Umbria. La Contarini descrive in maniera minuziosa quali sono i reati attribuiti alle cosche mafiose in Umbria e quali i settori d’interesse. Edilizia e rifiuti sono le principali attività controllate dalla Mafia in Umbria e vanno di pari passo, come dimostrano alcune inchieste giudiziarie.

“Spesso – afferma l’avvocato Contarini – viene riscontrato il collegamento tra rifiuti e cemento”. In diversi casi si è riscontrato come il mercato dei rifiuti urbani ed extraurbani, cioè quelli definiti pericolosi, sia gestito da aziende che hanno legami con clan mafiosi. Questi rifiuti sono riutilizzati come materiale edile per costruzioni e soprattutto per il rifacimento delle strade. “Come consulente legale per Legambiente in Umbria, ho riscontrato fino a qualche anno fa uno scarso interesse da parte degli organi giudiziari sul fenomeno delle ecomafie”.

Termina il dibattito dell’incontro Luigino Ciotti, presidente del circolo Primomaggio di Bastia Umbra: “La Mafia in Umbria ha avuto la possibilità di impiantarsi grazie a diversi fattori, tra i quali quello riguardante il terremoto del 1997”. La fase emergenziale post terremoto attirò le attenzioni dei gruppi mafiosi del sud, che con le loro aziende vennero a fare affari d’oro in Umbria. Un altro elemento che consente alla Mafia di sopravvivere e anzi espandersi sul territorio umbro è la crisi economica. “Con la mancanza di risorse pubbliche e con l’impoverimento della cittadinanza, il fenomeno mafioso ha spazio per operare e investire sul territorio”.

L’ultimo caso di Mafia in Umbria è del settembre scorso e riguarda l’operazione Apogeo, che ha permesso l’arresto di diversi esponenti del clan mafioso dei Casalesi e il sequestro di un complesso edilizio di circa 300 appartamenti a Ponte San Giovanni.
 

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