Ci ha lasciato Vincenzo Colloca, calabrese di Vibo Valentia, ma perugino d’adozione, per aver vissuto oltre mezzo secolo fra i travertini della Vetusta. La sua presenza a Perugia è stata proficua di affetti e amicizie. Vincenzo, studente fuori sede, per mantenersi svolse il ruolo di educatore fra i ragazzi dell’Onaosi, come ricorda in un suo indimenticabile libro (“Via della Cupa, 52”). Per quei giovani privi di genitori supplì un ruolo – quello di padre – che la vita privata non gli avrebbe concesso ed è, anche per questo, da tanti ricordato con gratitudine.

Nella vita avrebbe poi percorso una brillante carriera nel ramo assicurativo. Fu scrittore di vaglia. Dopo “Racconti al braciere”, mi piace citare due volumi (editi da Morlacchi) dei quali ebbi ad occuparmi come curatore. Il primo è “Ritorno a Vibo”, in cui Vincenzo tratteggia gli anni della adolescenza al liceo Morelli della città natia.

Il secondo è dedicato alla cara memoria della meravigliosa Eveline Ten Cate, l’unica donna della sua vita. Dopo la malattia e la scomparsa della sua compagna, Vincenzo si isolò nella casa di Corciano e volle raccontare quella splendida avventura esistenziale nel volume “La mia vita con Eveline”. Colloca si identificò con Perugia, di cui conosceva ogni angolo e ogni frammento di storia. Memorabile il racconto degli anni della giovinezza da goliarda, avido di vita e di amicizia. I funerali sono stati celebrati stamane nella chiesa di Cenerente.