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Cronaca

Il grande amico perugino di Albertazzi contro l'Anpi: "Non è da eroi attaccare un morto"

Giungono a Perugia gli echi della polemica al calor bianco, suscitata dalla presa di posizione dell'ANPI di Volterra, circa la cittadinanza onoraria, concessa dalla città, al grande attore Giorgio Albertazzi, recentemente scomparso. Parla il medico e amico dell'attore Lorenzo Fonda

Giungono a Perugia gli echi della polemica al calor bianco, suscitata dalla presa di posizione dell’ANPI di Volterra, circa la cittadinanza onoraria, concessa dalla città, al grande attore Giorgio Albertazzi, recentemente scomparso. Polemica che, paradossalmente, parrebbe indurre l’amministrazione civica a pentirsi, (quasi) a dover fare un passo indietro, a togliere quello che era stato concesso, non richiesto, per meriti artistici e di sincera gratitudine da parte della città.

Difatti, Albertazzi creò a Volterra un apprezzato laboratorio teatrale e la città lo invitò per festeggiare, in rispetto e amicizia, il novantesimo compleanno. “Una polemica che, sollevata dopo la morte di Giorgio, assume i toni di un monumento al cattivo gusto”, osserva la vedova Pia de’ Tolomei di Lippa. 

“Giorgio – osserva Lorenzo Fonda, medico e amico personale – ha ricevuto riconoscimenti dallo stato: Commendatore, Grande Ufficiale, Cavaliere di gran Croce della Repubblica. Che senso ha, oggi, ricordare i suoi trascorsi nella Repubblica Sociale?”. “Peraltro - continua il medico, profugo istriano, perugino d’adozione, ed ex convittore Onaosi – Giorgio era un giovane animato da valori patriottici e non si macchiò di nessuna atrocità. Scontò con altissima dignità anche la galera ingiusta, qui vicino, nella città di Arezzo. Fu persona di cultura e di vasta umanità”.

Nello specifico della lettera, il pittore che piace a Sgarbi (che ne ha scritto “dipinge grande e solenne”) osserva: “Quella lettera dell’associazione nazionale partigiani costituisce un tentativo patetico, fuori posto e inopportuno, per far sentire la propria voce in un mondo che da anni ormai si è stancato di ascoltare certa retorica d’antan. Un’Italia stufa del loro autodefinirsi sempre “brava gente”, eroi e salvatori della patria”.

Poi Fonda – che è stato vicino a Giorgio fino alla morte e ne ha portato a spalla il feretro – giunge allo sdegno: “A tutti coloro che hanno avuto la buona idea d’attaccare un morto, una persona che non può più controbattere, ricordo che questo agire non è da eroi, ma da vigliacchi”.  Da chi ha voluto bene al grande attore, curandolo sino alla fine e tenendolo sul palcoscenico oltre i novant’anni, la lapidaria e sdegnata conclusione: “A queste persone dico: rispettate Giorgio Albertazzi!”.

Che senso ha, ci si chiede, tirar fuori oggi vecchie storie, dimenticando che furono “giovani fascisti” tanti accreditati esponenti dei movimenti comunisti e popolari, oggi ritenuti padri della patria? È assurdo riesumare strumentalmente le polemiche su fascismo e antifascismo, azzerate dalla civile convivenza e superate dalla storia. Conclusione dell’amico Fonda: “Lasciamo riposare in pace un grande artista e un grande uomo”.

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