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Tumori in stato avanzato, cataratte dopo 12 mesi, ricoveri rimandati: ecco gli effetti collaterali delle liste d'attesa da incubo

Lo studio do Senior Italia FederAnziani - federazione delle associazioni della terza età fondata nel 2006 - che riguarda l'Umbria e il resto del Paese

Diminuire quanto prima le liste d’attesa e ristabilire una situazione di effettivo accesso al sistema sanitario. È quanto chiede la Senior Italia FederAnziani - federazione delle associazioni della terza età fondata nel 2006 con lo scopo di tutelare i diritti e migliorare la qualità della vita delle persone Senior - alle Regioni affinché trovino le tutte giuste soluzioni necessarie per poter diminuire quanto prima le liste d’attesa e ristabilire una situazione di effettivo accesso al sistema sanitario. È infatti ormai all'ordine del giorno per le persone over 60 non poter effettuare gli accessi per le visite specialistiche al fine di potersi trovare negativi o positivi ad una patologia, e di conseguenza aumentare le proprie possibilità di cura. Ancora più grave è subire un ritardo nell’individuare una patologia oncologica. L’emergenza della pandemia ha portato a livelli allarmanti il problema delle liste d’attesa, su cui, già prima, pesava la cronica mancanza di personale con cui far fronte ai bisogni di salute dei cittadini. 

Sono i numeri a dare la dimensione colossale del fenomeno: rispetto al 2019 (pre-pandemia) nel corso del 2020 abbiamo avuto 64.504.000 prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno (-28,3%) e nel 2021 sono state 33.919.000 in meno (-14,9%), per un totale di 98.423.000 prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno nel biennio; i ricoveri ospedalieri sono stati nel 2020 1.774.817 in meno rispetto al 2019 (-21%). Il problema è confermato anche dai risultati di una survey condotta dall'Istat che ha valutato i numeri delle rinunce da parte dei cittadini alle prestazioni sanitarie (visite specialistiche ed esami diagnostici) per la difficoltà di accedere al servizio o motivi economici, evidenziando che le rinunce sono state 4.845.000 nel 2021 e ben 5.610.000 nel 2020. Nel 2019 erano 3.162.000.

Per molti mesi il Covid ha di fatto cancellato le altre cronicità, portando a notevoli ritardi alle attività legate alle patologie oftalmologiche: in questo periodo a livello nazionale sono state svolte 2.500.000 prestazioni ambulatoriali in meno e ciò ha determinato l’allungarsi delle liste d’attesa e disagi per l’utenza. Ad esempio si è verificata una contrazione di più di 300.000 interventi chirurgici della cataratta, che in tempi pre-Covid raggiungevano i 600.000 in un anno. Ancora più grave è che se ormai l'emergenza è rientrate continuano a essere milioni i pazienti che ancora oggi faticano a ottenere il rispetto dei tempi indicati dal medico sulle prescrizioni, trovandosi a dover rinviare visite specialistiche, controlli, interventi, con i Cup che spesso non sono nemmeno in grado di fornire una data.

Ma sono tanti i fronti su cui è urgente intervenire per ridurre ritardi e mancanze inammissibili: riaprire le riabilitazioni; ricominciare immediatamente a fare prevenzione oncologica, altrimenti da qui a un anno ci troveremo una quantità di malati oncologici allo stadio non iniziale ma allo stadio avanzato, che - volendo essere molto cinici - costeranno al Sistema Sanitario tre volte tanto e non raggiungeranno i 5 anni di sopravvivenza. Bisogna ripristinare il diritto alla salute facendo ripartire a pieno regime la sanità del territorio. Tanti gli spunti, almeno per iniziare. E’ necessario migliorare i processi di cura dei pazienti, in particolare quelli anziani e cronici attraverso un coinvolgimento degli studi dei medici di medicina generale disseminati su tutto il territorio. 

Non è giusto nè attuabile riportare alla sanità territoriale funzioni che attualmente sovraccaricano impropriamente le strutture ospedaliere senza un pieno coinvolgimento dei medici di famiglia. Altro intervento concreto potrebbe essere superare alcune limitazioni alla facoltà di prescrizione da parte dei medici di medicina generale dei farmaci per alcune patologie, evitando le tante visite specialistiche prescritte solo per il rinnovo del piano terapeutico. Si potrebbe inoltre potenziare la specialistica ambulatoriale: se siamo giunti a questo punto è perché per anni il territorio è stato abbandonato e desertificato lasciando che i medici andassero in pensione senza che venissero sostituiti. Uno dei problemi delle liste d’attesa infatti è il mancato potenziamento della specialistica ambulatoriale - quel settore della medicina, cioè, che opera nel territorio, anche al di fuori degli ospedali, e che ha negli anziani e nei cronici i propri pazienti - .

È ormai urgente quindi aumentare l’offerta di medici specialisti che ci sono e che sono sottoutilizzati rispetto al concreto fabbisogno. Ed è necessario soprattutto che le Regioni prendano in carico in modo definitivo questo grave problema del nostro Sistema Sanitari perché si restituisca una volta per tutte ai cittadini, soprattutto anziani, cronici e fragili il diritto ad avere le migliori opportunità di cura.

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