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LA LETTERA "Pusher come mafiosi in via Ulisse Rocchi: io ristoratore pronto ad andarmene"

I proprietari del ristorante Settimo Sigillo, da 15 anni in servizio, raccontato al sindaco Romizi il dramma della criminalità e l'assenza delle istituzione in via Ulisse Rocchi dove le scorribande dei clan della droga mettono in fuga clienti e chi lavora rischia una coltellata

L'aver sottovalutato in passato l'assalto della criminalità a Perugia sta alla base, ancora una volta, di una lettera disperata e arrabbiata di chi per nascita o per scelta ha deciso di vivere e lavorare nel capoluogo. Francesco Bartoloni e Severine Marlier sono i proprietari del ristorante il Settimo Sigillo che si trova ad inizio via Ulisse Rocchi; una delle zone dove i perugini hanno paura per via delle scorribande violente di spacciatori tunisini che non esitano a tirare fuori il coltello.

Inutile dire che questo si ripercuote sugli affari di chi ha investito molto in locali, negozi e ristoranti. I proprietari si sono rivolti al neo-sindaco Andrea Romizi raccontando i rischi che corrono tutti i giorni e che sono ormai prossimi ad arrendersi anche per evitare di beccarsi una coltellata. Di seguito la Lettera integrale.

di Francesco Bartoloni e Séverine Marlier


Spettabile Signor Sindaco,
Le darò del Lei, per la prima volta in molti anni, poiché oggi mi rivolgo a Lei come rappresentante eletto dagli abitanti di questa città a dirigere e riportare la stessa sulla strada di una necessaria e vitale ripresa.
Il mio esercizio commerciale, aperto da 15 anni, si trova in cima a via Ulisse Rocchi, proprio dietro al Duomo di San Lorenzo, in pieno centro storico, in quello che dovremmo poter definire il cuore pulsante della città di Perugia, in quello che, fino a qualche anno fa, lo era davvero. Questa seppur ripidissima salita, che collega direttamente, ricordiamolo, il decantato salotto buono di Corso Vannucci col fiore all’occhiello perugino dell’Università per Stranieri, nonché l’adiacente piazza Morlacchi, il suo Teatro e la sua Facoltà di Lettere, Filosofia e Lingue,  era, ancora cinque anni fa, luogo di un allegro via vai di studenti di ogni regione e nazionalità, di residenti e professionisti, di turisti incantati e di Perugini a spasso. Almeno dieci, faccio un rapido conto a memoria, le attività di ristorazione, pizzeria, pub, che vi  convivevano, alcune da svariati decenni; attività di qualità, che davano il loro contributo alla valorizzazione ed alla vivacità della città attraverso la cucina, i prodotti della nostra Terra, favorendo quella socializzazione dal sapore internazionale unica nel paese che faceva il fascino di Perugia.

Come sia andata poi Glielo ripeto per amor di cronaca,  Lei ha visto come me chiudere una ad una le piccole imprese familiari, chi sfrattato per non essere più riuscito a pagare affitti rimasti alle stelle in un centro oramai disertato dai Perugini e via via abbandonato anche dagli studenti. Prontamente rimpiazzati da attività che di perugino hanno ben poco, e che raccolgono il fior fiore dell’organizzazione a delinquere di stampo mafioso volta allo spaccio che ha oramai preso piede in tutto il centro cittadino.
Io ho un attività vitale, ho ancora una clientela locale fedele, anche se sempre più restia a recarsi in centro, tengo dei prezzi popolari e dei prodotti di qualità, i turisti apprezzano e spesso ritornano regolarmente a trovarci. Ritengo di fare la mia parte nel cercare di difendere e salvare questa realtà perugina, sorveglio il mio angolo di città, cerco di tener lontani gli spacciatori dal vicoletto che ho di fronte e di tutelare il decoro urbano e la sicurezza dei miei clienti e dei miei vicini. Non sono uno che si arrende, faccio esposti perché venga pulito adeguatamente il suolo pubblico dallo scempio urinario quotidiano, pulisco io stesso di persona più volte al giorno a mie spese, redarguisco chi dà sollievo alla vescica sui portoni dei residenti, e per ciò mi sento rispondere, in Italiano oramai quasi perfetto, da chi si sente ed evidentemente è a tutti gli effetti il vero padrone di questa città, in puro stile mafioso e tono strafottentemente minaccioso, un ghignoso “Non lo sai chi sono io? Vai a lavorare, o ti mando mio zio lì dentro!”.

No, non sono al dentro del Who’sWho delle associazioni di categoria tunisine, moldave od albanesi all’opera nel settore, non so né voglio immaginare quale importante carica ricopra il parente dello spregevole individuo, uno dei tanti, col quale ho avuto il dispiacere di interagire ieri sera. Dovevo forse reagire, beccarmi qualche bella coltellata dalla mezza dozzina di accoliti pronti a prestargli man forte, lasciare due orfani e una vedova, fare ulteriori titoli sulle testate nazionali, dovevo fare questo ulteriore sacrificio per dare una svegliata reale alle Autorità? Per far sì che invece che passeggiare di mattina quando tutto è tranquillo le varie Forze dell’Ordine si adoperassero ad assicurare una presenza costante, capillare ed attiva contro questo fenomeno? Il posto di Polizia di Piazza Danti si trova ad esattamente dieci metri dal luogo di ritrovo fisso di questi pericolosi, strafottenti ed impuniti delinquenti, ed io non mi sento preso in giro dalle istituzioni. Io lo sono, preso in giro.

Quindi non faccio l’eroe, lo lascio andare, torno a lavorare, per inciso 18 ore al giorno senza un giorno di riposo da anni. A casa m’aspettano tasse e cartelle esattoriali rateizzate ed arretrate, perché gli stipendi al personale, per quanto mi riguarda, si pagano per prima cosa, e il resto aspetterà tempi migliori, m’aspettano anche due figli piccoli, per i quali si fanno sacrifici di lavoro e di fatica che però sembrano destinati a fare la stessa fine di quelli dei colleghi “storici”, di Frankie o del Baffo che sono rimasti con in mano un pugno di mosche ed un cuore infranto, con la paura di lasciare ai figli, invece che un lavoro avviato, un bel mucchio di debiti.
 

Ed inizio a pensare, anch’io, a trasferirmi, a scappare finché sono in tempo, ad abbandonare la città che mi ha visto nascere e alla quale credo di aver dato tanto, che ricambia impegno e lavoro con tasse abnormi, regolamenti che sembrano studiati ad hoc per intralciare al massimo l’onesto imprenditore, tariffe esose e multe indiscriminate, che però lascia i tutori dell’ordine chiudere gli occhi davanti ai traffici ed alle prepotenze dei delinquenti. Sono loro i cittadini di primo ordine, pare.
Signor Sindaco, caro Andrea, se vuole gustarsi un’altra tagliata di vitellone faccia presto, ora è anche stagione di tartufo fresco ed è, come sempre, il benvenuto. Perché da qui a gennaio se nulla cambia io vendo, e mi costruisco un futuro un po’ più in là, in una realtà dove la incolumità mia e dei miei clienti venga realmente tutelata, chessò, a Santa Maria degli Angeli, perché no?  Via Ulisse Rocchi chiude i battenti. Infatti ieri sera era anche, come troppo spesso capita, al buio.
 
Con stima, affetto, rabbia e delusione,
Francesco Bartoloni, Perugino di nascita, proprietario del Ristorante Il Settimo Sigillo, in via Ulisse Rocchi.
Con Séverine Marlier, Perugina per scelta, moglie e socia del sottoscritto.

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