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Cronaca

Doppio incarico in sanità, la Corte dei conti "assolve" Orlandi: così ha fatto risparmiare l'ospedale

La posizione di direttore sanitario e di presidio non era incompatibile e non ha arrecato danno all'Azienda ospedaliera

Nessun danno erariale per l’Azienda ospedaliera di Perugia, anzi l’assegnazione degli incarichi di direttore sanitario e direttore di presidio ad un’unica persona ha fatto risparmiare alle casse pubbliche 1 milione e mezzo di euro. La Corte di conti di Perugia ha assolto Walter Orlandi, già direttore generale dell’Azienda ospedaliera perugina e attuale direttore dell’area sanità di Palazzo Donini, nell’ambito del procedimento contabile relativo all’assegnazione di alcuni incarichi in ambito sanitario regionale.

“Sono molto contento di questa assoluzione, se a livello personale posso dire che è spiacevole, sono contento di affermare che la giustizia c’è. È il riconoscimento del lavoro svolto per l’Azienda ospedaliera e la sanità umbra” ha commentato Orlandi a Perugia Today.

La procura contabile aveva citato Orlandi e la dottoressa Manuela Pioppo per ottenere un risarcimento di 109.512 euro ritenendo illegittime le delibere con le quali la dottoressa veniva nominata direttore sanitario e prorogato il suo incarico di direttore di presidio. Tale cifra sarebbe la differenza tra lo stipendio di una e dell’altra posizione lavorativa.

Il Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria aveva riconosciuto come legittima tale nomina (sentenza 300/16), mentre per la procura perugina sarebbe il frutto di un abuso d’ufficio con falsificazione delle delibere (il processo è quasi prescritto e la prossima udienza si terrà nel 2020).

Nelle deduzioni difensive di Orlandi, assistito dall’avvocato Lietta Calzoni, il fatto che la dottoressa (assistita dagli avvocati Nicola Pepe e Francesco Falcinelli) svolgesse quattro incarichi con un unico trattamento economico, per quanto sostanzioso, avrebbe fatto risparmiare all’Azienda ospedaliera 1 milione e 517mila euro. Quindi non ci sarebbe alcuna violazione o danno erariale.

I giudici contabili hanno ritenuto che “va dichiarata la prescrizione dei ratei retributivi corrisposti sulla base” delle delibere incriminate e che non è valida la tesi della procura contabile sui tempi della scoperta del danno, “non essendo né stata contestata né altrimenti riscontrata, come già accennato, l’ipotesi di doloso occultamento del danno”. Cioè la cosa era palese a tutti.

Quanto alla responsabilità per un danno derivante da un provvedimento illecito, come sarebbe in questo caso, non si può fare una “mera equiparazione” tra danno e illegittimità e responsabilità amministrativa, tanto più con l’ipotesi di dolo o colpa grave. Semmai sarebbe imputabile solo la parte “differenziale” dello stipendio se avesse mantenuto un solo incarico.

Per i giudici “tale danno, che dovrebbe aver comportato un pregiudizio patrimoniale per l’Ente, riconducibile a un esborso non commisurato alla qualità della prestazione resa, nella realtà non si è verificato”. La dottoressa, in fin dei conti, ha sempre lavorato e anche bene. Così i giudici concludono che “non essendosi verificato un danno” non sussiste neanche la richiesta risarcitoria per i “ratei risarcitori” oggetto del procedimento e dichiara la prescrizione per l’azione in generale. Liquidando le spese legali a favore dei convenuti e dei loro legali.

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