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Cronaca

Viaggio alla scoperta dell’Umbria nascosta: il castello dei "figli illegittimi"

Una mappatura ideale all'insegna di un percorso itinerante "fuori dal comune", per scoprire ciò che si nasconde nelle campagne e colline di Perugia. Itinerari rurali tra antichi ruderi e curiosità. Sesta puntata

I luoghi raccontano la storia. Le storie, fatte da uomini, si inerpicano lungo sentieri astratti di popolari evocazioni, leggende, paure, misticismi. I luoghi e le loro macerie, sono i testimoni vivi che hanno guardato in faccia le epoche buie della storia passata, le reminiscenze culturali della società, in barba al tempo che fu, sono giunti sino a noi in una corrente quasi ancestrale di memorie sotterrate negli archivi delle tradizioni orali, sperdute nella notte dei tempi, ma ancora narranti i tabù della nostra terra.

Una terra di contado e primitiva, segnata da linciaggi e guerre, da spopolamenti e templi della memoria, quali ruderi e castelli sparsi nelle valli senza tempo dell’Umbria, a mentori di una storia passata ricca di tradizioni, leggende, inquietudini.

Come l’antico castello del Bisciaro, pigramente adagiato nel silenzio di uno dei luoghi più suggestivi dell’Umbria; Pian di Nese. Ubicato a 532 metri d’altezza, giace ubbidiente alle rovine del tempo, consapevole del turbinio misterioso di leggende, che per secoli hanno avvolto le sue mura.

Di epoca medievale, si hanno notizie del castello solo dal 1577, in seguito alla fama che all’interno ne venissero ospitati i figli illegittimi.Dal dialetto perugino, i bisci, cioè i figli di padri ignoti, venivano accolti nel castello, mentre le madri, macchiate dal disonore, venivano rinchiuse in una vicina villa chiamata “Racchiusole”.

L’Umbria nascosta: il castello del Bisciaro

È probabilmente esistita una certa correlazione tra Bisciaro, Racchiusole ed il vicino Palazzo dell’Inquisitore, dove vigeva una speciale magistratura. Racchiusevole deve il suo nome al fatto che ospitò prostitute del territorio perugino, che dopo il Concilio di Trento (1545), vi furono relegate.

Ignazio Danti, autore delle piante topografiche dello Stato della Chiesa e della città di Perugia pubblicate nel 1580, lo riporta invece con il nome di Solbicciaio. Intorno alla metà del XVI secolo vi abitavano nove famiglie. Appartenne al contado di Perugia. Il castello, ancora ben visibile e con la torre ristrutturata recentemente, rimane avvolto da ombre e segreti, che il tempo, non è riuscito a dissipare.

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