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Cronaca

INVIATO CITTADINO Quella lapide in via degli Scortici valida il detto per cui la toppa è peggio del buco

"L’hanno letteralmente sfregiata! La città e la cultura esigono che si operi un restauro dignitoso

Quella lapide in via degli Scortici valida il detto per cui (talvolta, e di certo in questo caso) la toppa è peggiore del buco. L’hanno letteralmente sfregiata nel tentativo, improprio e maldestro, di stuccarne le fessurazioni. Veniamo ai fatti. Via degli Scortici è quella che congiunge piazza Grimana con via della Pergola. Il nome deriva dall’antica denominazione dei macelli, chiamati appunto “scortici” dal verbo “scorticare”. Qui, nella parte in basso, sul lato sinistro a salire, fu collocata una pietra con iscrizione bilingue, in cinese e in latino. Lasciando stare la scritta latina (per il cinese, l’Inviato Cittadino sta… studiando), ne riporto il senso: “Ad Andrea (ofm, Ordine dei frati minori) vescovo di Quanzohu, che con spirito cristiano nell’anno 1318 ebbe l’onore di attingere per primo le aure che cominciavano a spirare dall’estremo oriente, PERUGIA, sua madre, ha posto a civiche spese per eterno ricordo”.

La lapide ricorda dunque il religioso francescano che si recò nel Paese dei Mandarini per un’opera di apostolato, agli albori del XIV secolo. Questa lastra fu scoperta il 19 settembre 1992, alla presenza delle autorità comunali ed accademiche e del Rappresentante della Repubblica Popolare di Cina in Italia. Ora, è una verità inconfutabile il fatto che quella pietra, causa sbalzi termici ed esposizione agli elementi, era ammalorata. La superficie risulta infatti percorsa da numerose fenditure che l’attraversano in più punti. La cosa ragionevole da fare era dunque quella di affidarla a un competente per il restauro che la rendesse di nuovo leggibile. 

Poco vale il fatto che il latino è ormai materia da iniziati. Al contrario, è lecito opporre la banale constatazione che la scritta cinese potrebbe essere utilmente letta e compresa dai tanti studenti presenti fra i travertini della Vetusta. Dunque, anziché percorrere la strada maestra, ossia quella del buon senso, si è deciso di mandare qualcuno, del tutto impreparato, che se l’è cavata impiastricciando quella superficie con una spalmata di bujacca (“biacca”) di colore biancastro. Stuccatura a chiazze, materiale buttato là “a cucchiarate”, come si dice in lingua perugina, “a spajo”. L’operazione è proprio indecente. La città e la cultura esigono che si operi un restauro dignitoso. Faccio appello al sindaco e all’assessore alla Cultura perché si muovano nella direzione corretta.

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