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INVIATO CITTADINO Emergenza psichiatrica e ictus, c'è qualcosa che non va

Dice il consigliere comunale Carmine Camicia: “16 + 16 non fa 32. Ma corrisponde a grave carenza e colpevole omissione. Inadeguatezza da riferire a numerosi soggetti istituzionali, preposti alla tutela e alla cura della salute pubblica”

Dice il consigliere comunale Carmine Camicia: “16 + 16 non fa 32. Ma corrisponde a grave carenza e colpevole omissione. Inadeguatezza da riferire a numerosi soggetti istituzionali, preposti alla tutela e alla cura della salute pubblica”. Questo il succo di una complessa riunione della IV Commissione consiliare. Nel corso della quale si sono toccati due temi, entrambi di forte caratura sociale.

La prima criticità consiste nella strabiliante constatazione che, solo nel 2017, i casi di TSO (trattamento sanitario obbligatorio) sono stati 141: il che denuncia un preoccupante aumento che assume veste di emergenza sociale. Insomma: siamo tutti impazziti? E i miseri 16 posti nel reparto SPDC (servizio psichiatrico di diagnosi e cura) sono risultati ampiamente insufficienti, tanto che quei pazienti sono stati trasferiti in altre regioni. Senza contare che alcuni soggetti in escandescenza hanno aggredito e ridotto a mal partito dei rappresentanti della Polizia Municipale, tenuti all’accompagnamento, immediatamente ospedalizzati. “E poi – chiede Camicia – a che pro curare patologie gravi, come l’anoressia, a seguito di TSO, nel reparto psichiatrico?”.

Ciò detto, passa all’unanimità la proposta di attivare un tavolo istituzionale cui prendano parte la delegazione Rsu (Cgil, Uil e Cisl), il comandante della polizia municipale, Nicoletta Caponi, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, gli assessori della Regione Umbria alla sanità, alle politiche alla sicurezza urbana e alla polizia locale, rispettivamente Luca Barberini, Fabio Paparelli e Antonio Bartolini, il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca, e il direttore dell’Asl 1, Andrea Casciari.

Secondo 16 che merita l’insufficienza: l’emergenza ictus. “L’ictus – afferma Camicia – è la seconda patologia, dopo l’arresto cardiaco, che porta o alla morte o all’invalidità anche totale. Oggi colpisce le persone in età lavorativa tra i 40 e i 65 anni e per questo è importante il percorso di recupero del paziente che va seguito da figure specializzate (fisiatra, logopedista, fisioterapista, neurologo). Figure, queste, che non sono presenti nel reparto Stroke unit dell’ospedale”.

E siccome i posti ammontano all’ormai Fatidico numero 16, siamo ancora in difficoltà. Così si deve attivare, prima di tutti, il sindaco Romizi, in quanto titolare della tutela della salute pubblica. E poi l’assessore Barberini, il direttore dell’azienda ospedaliera di Perugia, il direttore dell’Asl 1 e i medici dello stesso reparto”.

In che modo?

“Attraverso una campagna di prevenzione, in base al progetto già presentato dai medici dello Stroke unit e mai recepito dalla Regione, che coinvolga anche i medici di base”.

Conclusione: “Presto i commissari effettueranno un sopralluogo allo Stroke unit dell’ospedale perugino per prendere atto dello stato reale in cui versa il reparto e assumere le conseguenti determinazioni”.

Insomma: l’obiettivo è superare il limite numerico dei posti disponibili. Ma anche attuare un approccio più responsabile e organico rispetto a problemi di forte rilevanza socio-sanitaria.

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