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Cronaca

Sanitopoli, slitta la sentenza: toni accesi in aula prima del tanto atteso verdetto

Un'aula degli Affreschi affollatissima oggi, 10 novembre. Durante l'udienza hanno sfilato uno a uno gli avvocati davanti la Corte, cercando di smontare la tesi accusatoria dei Pubblici ministeri

La sentenza era attesa per oggi, 10 novembre, ma i giudici leggeranno il verdetto solo martedì prossimo, decretando così la fine del processo ribattezzato “Sanitopoli”, l’inchiesta che a suo tempo fece tremare le mura di palazzo Donini, scatenando un vero e proprio uragano sul sistema sanitario locale, da sempre cavallo di battaglia della piccola Umbria.

A parlare di nuovo in aula gli avvocati degli imputati che hanno risposto così alla tesi accusatoria messa in piedi dai pubblici ministero Massimo Casucci e Mario Formisano. I legali hanno sfilato uno a uno, davanti alla Corte, cercando di smontare pezzo per pezzo le 75 pagine scritte e che focalizzerebbero l’attenzione sull’atto deliberativo regionale, giudicato dai due pm “un guscio vuoto”, perché privo, a loro avviso, di una specifica istruttoria, necessaria per avanzare una richiesta “regolare” per le assunzioni.

Toni alti per l’avvocato Nicodemo Gentile che difendendo la posizione del suo assistito Francesco Ciurnello ha dichiarato, davanti a un’affollata udienza: “Dobbiamo fare ordine su quanto successo. Se ci fosse stato o meno Ciurnello le cose non sarebbero andate, infatti, differentemente, perché qualsiasi altra persona  avrebbe semplicemente inserito l’atto”.

A parlare in aula anche il legale del direttore dell’Asl 3 di Foligno Gigliola Rosignoli: “La mia assistita non ha mai sollecitato nessuno a notificare la richiesta”. Ma il nocciolo della questione è perché il ragioniere Rellini, assistente dell’allora assessore della Sanità, Maurizio Rosi, modificò quel 3 a penna mettendoci sopra un 4? A dare la risposta sempre l’avvocato della Rosignoli: “Rellini non è un reo confesso come hanno detto i giudici, si trattò di un semplice promemoria come è scritto agli atti”.

Ognuno rimane nella propria posizioni, volendo scagionare di fatto il lavoro iniziato da Sergio Sottani e portato avanti da Massimo Casucci e Mario Formisano. Un compito difficile quello portato avanti dai Pubblici ministeri che non hanno potuto far leve sulle intercettazioni, perché non ammesse come prove, così come successo per Appaltopoli. Siamo ormai giunti all’ultima battuta di questo processo. Adesso spetterà solo alla Corte decidere se gli imputati, tra cui anche l’ex governatrice dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti, siano colpevoli o meno.

Le richieste - I pubblici ministeri Mario Formisano e Massimo Casucci hanno chiesto un anno e quattro mesi con la sospensione condizionale della pena per l’ex governatrice dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti. Un anno e otto mesi la richiesta fatta invece per l’ex assessore alla sanità Maurizio Rosi. I pubblici ministeri hanno chiesto inoltre un anno e quattro mesi di condanna per l’allora direttore della direzione regionale dell’Umbria sanità e servizi sociali, Paolo Di Loreto, un anno e due mesi per il funzionario del servizio affari generali e amministrativi Giancarlo Rellini e il dirigente di servizio della Regione Giuliano Comparozzi, tredici mesi per l’ex capo di gabinetto Sandra Sandra Santoni e per l’ex direttore della Asl 3 Gigliola Rosignoli, dieci mesi per Maurizio Biti e Luca Conti, allora verbalizzanti della giunta regionale e nove mesi per il funzionario della direzione regionale della sanità e istruttore del procedimento Francesco Ciurnella.“

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