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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Ponte San Giovanni

Camorra, indagine Apogeo: la capitale dei casalesi a Ponte San Giovanni

Dalle carte di fine inchiesta del Pm Duchini emerge la decisione di piazzare il quartiere generale al Ponte nonostante interessi ad Ancona, Pesaro e Firenze. Il rischio di complici e il metodo mafioso utilizzato

La notizia più terribile che emerge nelle carte del Pm Duchini sull'inchiesta Apogeo - l'acquisizione della camorra, sponda casalesi, di 300 appartamenti e tanto altro - è che i "casalesi" per portare avanti il loro attacco all'Italia Mediana (Umbria, Toscana e Marche...perchè l'inchiesta si basa su questi territori) avevano scelto la "nostra" Ponte San Giovanni come base operativa. Potevano scegliere Ancona e provincia oppure la periferia toscana, ma per qualche motivo ben noto hanno scelto il perugino e la sua speculazione edilizia. Nelle carte non c'è una spiegazione ufficiale, ma solo una presa d'atto del Pm.

La calma piatta dell'Umbria, la sua ex considerazione di cuore verde del Paese, hanno giocato ancora la sua parte. Ma non solo: c'è un terzo elemento che viene costantemente sottovalutato per ragioni politiche e sociali. La Camorra, come la 'ndrangheta, sa dagli anni '70 di aver appoggi diretti e in diretti con insospettabili corregionali in loco:ottimo per avere informazioni e forze anche dritte su appalti e nomi che contano. Lo dice chiaramente Libera: "Le investigazioni - dossier servizi segreti per l'Anti-Mafia - hanno messo in luce fitte relazioni sviluppatesi tra i vertici criminali di gruppi mafiosi con soggetti di analoga origine, presenti sul territorio".
 
E ancora: "le cosche appropriandosi di attività commerciali e di ristorazione (tramite prestanome). Forti anche di una immigrazione (interna) che storicamente presente in Umbria con numeri di capogiro".Se prima valeva per le ndrine, oggi vale anche per gli altri club mafiosi con connotazione fortemente meridionale. Nell'inchiesta emerge che i casalesi avevano mandato gli uomini a Ponte San Giovanni dal 2008: nel giro di due anni avevano in mano un patrimonio in termini economico e di ricatto. Hanno fatto tutto da soli?
 
L'Inchiesta Apogeo, come individuata dal Pm Donatello Duchini che in queste ore ha chiuso le indagini, è un manuale della classica infiltrazione mafiosa a casa nostra. C'è un appalto importante (i palazzoni di Ponte San Giovanni) che vale la pena prendere per ripulire i soldi del traffico di cocaina e guadagnarci sopra addirittura. Come? Mettendo un socio (prestanome) in società edili, immobiliari e di ristorazioni di casa nostra in difficoltà di liquidità e allo stesso tempo ancora in grado di prendere fondi dalle banche. Obbligare i soci sani, per il salvataggio, a prendere una quota minore dei soldi sugli immbili venduti. il grosso spetta ai mafiosi. E poi svuotare le stesse società attraverso aziende finte, con domicilio estero, tramite fatture per servizi inesistenti che gravano sulle casse delle società umbre da spolpare.
 
E siccome stiamo parlando di camorra, come individua il Pm, sia soci che prestanome non possono dire no o tirarsi indietro: "Ti facciamo delle scarpe di cemento e ti mettiamo in acqua": la frase fa parte delle intercettazioni dei Ros a carico di uno dei 17 arrestati e per i qualità chiesto il rinvio a giudizio, nei confronti di un disperato prestanome. I casalesi a Ponte San Giovanni volevano anche un controllo pieno: avevano iniziato anche ad acquisire alberghi sia per svuotarli che per ospitare, occultando, capi e capetti dell'operazione provenienti dalla Campania. Se non lo avessere fermati persino il Ponte di Legno sarebbe diventato casalese.
 
Il tesoro individuato vale da 100milioni tra Perugia, Ancona, Firenze, Pesaro e Padova. In soldoni: trecentoventi immobili, di cui 300 appartamenti al complesso dell'ex Margaritelli a Ponte San Giovanni, due alberghi, il Domo e il Giardino, quattro terreni, 18 società, 45 quote societarie, 9 polizze assicurative, 200 conti correnti su 53 istituti di credito, 2 natanti, un cavallo e 144 macchine di lusso tra Porsche e Bmw. Per una banda da 17 uomini di onore. 
 
E pensare che c'è chi in regione, come l'Udc, non ha votato, definendo scontato, l'inserimento della lotta alla mafia nello statuto regionale, proposto dall'unico consigliere regionale della Lega Nord. 

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