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Cronaca

Finti tirocini e lavori inesistenti, così ottenevano il permesso di soggiorno: guai per azienda e otto stranieri

La società non è registrata presso il ministero tra quelle che può operare nella fornitura di lavoratori e i cittadini stranieri non hanno svolto il lavoro per cui chiedevano il documento di soggiorno

Finti tirocini formativi, contratti di lavoro fasulli nell’ambito del facchinaggio e trasporto, residenze fittizie. Sono le ipotesi truffaldine verificate dall’Ispettorato del lavoro e che ha portato alla revoca del permesso di lavoro a carico di otto cittadini cingalesi residenti in provincia di Perugia.

Una decisione che il Tribunale amministrativo regionale ha confermato in pieno riconducendo le mancanze non tanto ai cittadini cingalesi, quanto alla società che gestisce i viaggi e i lavori per i primi.

Gli otto cittadini stranieri avevano chiesto “l’annullamento del provvedimento di rigetto dell’istanza di conversione del permesso di soggiorno da tirocinio di studio formativo presso la … a lavoro subordinato presso l’...” dopo che l’Ispettorato territoriale del lavoro di Perugia aveva riscontrato “l’assenza di unità operative della ... nella provincia di Perugia, quanto la corrispondenza all’indirizzo di Assisi ... di un luogo diverso da quello dell’asserita residenza, ossia dell’Hotel ... ove gli istanti risultano solo aver alloggiato per un breve periodo”.

Tra i motivi che hanno portato al rigetto del ricorso il fatto che “non è consentito in ogni caso sostituire, con altro datore di lavoro, quello inizialmente indicato nella domanda di conversione, vieppiù in assenza di documentazione idonea ad attestare il sopravvenire di ragioni ostative all’instaurazione del rapporto di lavoro in origine prospettato, idoneità non ravvisabile di certo in quella acquisita”. L’assenza in provincia di Perugia di una “unità operativa” dell’azienda che impiegava gli stranieri, inoltre, faceva pensare che non si trattasse di un impiego reale. L’azienda di servizi ospedalieri, inoltre, ha disconosciuto “i tirocini formativi tra gli odierni ricorrenti” e la società stessa.

La società che gestisce il lavoro e i contratti degli stranieri, inoltre, è sottoposta ad indagini in altre regioni italiane sempre per appalti e contratti dubbi che servirebbero per ottenere “il primo ingresso” dei cittadini stranieri grazie a percorsi “di studio-tirocinio formativo” cui seguono le “istanze di conversione del permesso da studio a lavoro subordinato”. La società non risulta nell’elenco di quelle “autorizzate ad effettuare ricerca e selezione del personale”, realizzando così “una vera e propria attività abusiva di ricerca di manodopera a basso costo da dedicare a compiti elementari e ripetitivi non necessitanti di formazione professionale, conclusasi con l’impiego in attività di bassa manovalanza degli odierni ricorrenti”. Come riportano i verbali degli ispettori del lavoro.

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